un bel giorno di volo planato, riposai
al suolo le zampe affaticato,
da un lungo viaggio ero appena
approdato;
è solo un riprendere fiato, mi dissi, ma a pensar al tempo che già è passato,
quanto a lungo mi son soffermato, in cuor mio,
è sembrato solo un battito-alato.
ecco, ora, sto posato, a terra
appollaiato, rimirando la volta piacevolmente affascinato; ammaliato, resto, da sì mirabili
prodezze empatiche:
voli pindarici, gesti atletici, slanci sinergici;
stormi maestosi emergono all'orizzonte,
accorron fieri, volteggianti, in figure armoniose, alla volta del
rilucente sole, uniti nella corsa, all'eterna peregrinazione: si
destreggian in piroettanti acrobazie, frizzanti peripezie, esaltanti
coreografie: sciami festanti, nuvole danzanti, solcan il cielo, in formazioni
mirabolanti; traccian rotte diverse ma han la medesima destinazione,
planano uniti verso l'alba,
d'un
Nel culmine del fluir d'esistenza, avverti prima o poi, un impercettibile presenza; un corso impetuoso che scorre senza, se n'abbia a consapevole coscienza: sgorga guizzante dalla sorgente che della vita incarna lampante l'essenza.
In principio limpido ruscello d'inceder mesto e temperato quasi a sembrar un bimbo da poco nato: zampillante affiora in superficie, parto della medesima nutrice che d'ogni forma e colore è lungimirante artefice.
Lemme lemme digrede in scorrevole puerizia, rivoli di fluente letizia, frivoli fluiscon senza malizia, trasportan linda spensieratezza, sospinti da una docile brezza: soffio vitale che promana purezza; almeno finchè non aumenta di portata l'ampiezza.
Rapido trasmuta in torrente adolescente, accorre a valle copioso e via via più travolgente, rigidi s'annaspa in balia della gelida corrente, cercando in vano ogni appiglio sebben sfuggente, cozzando contro gli argini senza che sen'abbia, nell'imminente, a far niente:
ogni sasso, un basso fendente, ogni scoglio, un taglio evidente, ogni masso, uno sconquasso permenente; una lacera carcassa galleggia inerte, in stato di vita apparente.
Dunque sopraggiunge il frangente fatale, l'ennesima batosta fluviale, un gorgo infernale, e si soccombe, preda della spirale mortale: il terrore che dalle viscere t'assale; naufraghi si cola a picco, risucchiati nei taciti meandri d'abisso fluviale: l'opale dedalo mentale, tanto mirevole frattale, quanto temibile trappola elementale.
agonia imperversante, asfissia stagnante, amnesia putriscente s'avvinghia inesorabile al compiacente nullafacente su cui la fine è oramai incombente.
Poi un lucore, un bagliore in lontananza, un sogno premonitore che infonde fresca speranza: elettroshock solare come linfa vitale, riporta la carcassa al fervore mentale.
Emergi frastornato, nel grembo d'un fiume rigenarato, in adulto è appena sfociato; con l'acqua alla gola, tremulo ancora, incredulo, del temuto pericolo scampato per ora; il baratro parrebbe scongiurato, ma l'imprevisto è sempre in agguato, anche se una volta ripescato, all'abisso giammai sarai condannato!
non più succubi d'un destino ingovernabile: da trama indecifrabile fluisce in sceneggiato malleabile;
cristallino è che tra il divenir e il mare cè di mezzo il fare, ma per quanto nel profondo ti dovessi inabissare, non esitar a ricordare: trattieni il respiro e non ti agitare, toccato il fondale, il contraccolpo puoi sempre sfruttare e quindi a galla in un battibaleno ritornare, una missione a termine hai da portare: hai un siffatto
Cinquanta anni fa moriva l'autore di quello che è probabilmente il più famoso esperimento mentale della storia della scienza. Si parla di Erwin Schrödinger, uno dei fondatori della meccanica quantistica, ricordato (anche da chi di fisica si occupa solo distrattamente) per il suo celebre gatto. Ma andiamo con ordine, perché Schrödinger, nato a Vienna nel 1887, ha dato un contributo ben più grande alla fisica del Ventesimo secolo. Studiò fisica tra l'Austria, la Germania e la Svizzera, durante quei primi gloriosi anni del Novecento in cui Max Planck e Albert Einstein rivoluzionavano la fisica, introducendo l'uno la meccanica quantistica per spiegare il mondo a livello subatomico, e l'altro la relatività che trasformava per sempre i concetti di spazio e tempo. Schrödinger diventò ben presto uno degli alfieri della nuova teoria quantistica. Nel 1926 le diede quello che rimane il suo contributo più importante. Due anni prima, un fisico francese di nome Louis de Broglieaveva suggerito che gli elettroni, proprio come la luce, si comportassero contemporaneamente come particelle e come onde, un’ipotesi confermata presto dallo storico esperimento della “doppia fenditura”, che mostra come un fascio di elettroni subisca diffrazione quando passa attraverso una fenditura. Ne seguiva un problema: è possibile localizzare con precisione un elettrone all'interno di quest'onda? Un altro pioniere della meccanica quantistica, il tedesco Werner Heisenberg, aveva spiegato di no, con il principio di indeterminazione: l'intervento di un osservatore altera di per sé lo stato della particella/onda, per cui se ne può dimostrare solo la posizione o la velocità, ma non tutte e due con una sola osservazione.
Partendo dal lavoro di de Broglie e di Heisenberg, Schrödinger scrisse la sua fondamentale equazione che permette di stabilire la probabilità di trovare un elettrone in una certa regione dello spazio attorno al nucleo dell'atomo. Quell' equazione, che in sostanza descrive gli orbitali, le “nuvole di probabilità” attorno al nucleo dell'atomo in cui si trovano gli elettroni, doveva rimanere uno dei pilastri della nuova scienza della materia che era la meccanica quantistica. Le sovrapposizioni coerenti di stati di due o più sistemi, detti stati entangled o stati con entanglement, ricoprono un ruolo fondamentale nella fisica quantistica, specie nei nuovi campi dell'informazione e della computazione quantistica. L'utilizzo dei termini inglesi è dovuto al fatto che una corretta traduzione in italiano non esiste, si potrebbe usare il termine allacciamento.
L'entanglement, introdotto da Schrödinger nel 1935, è una speciale forma di correlazione quantistica tra due sistemi fisici che si manifesta quando si effettuano delle misure. Sebbene il risultato della misura sia casuale, è certo che i risultati ottenuti nella misura di ciascun sistema sono uguali. È come se, avendo due mazzi di carte distinti, si chiedesse a qualcuno di estrarre una carta a caso da ciascun mazzo: mentre il valore della singola carta estratta è completamente casuale, è certo che le due carte sono tra loro uguali: i sistemi (massimamente) entangled sono perfettamente correlati nella misura di certe proprietà. L'entanglement esiste in linea di principio anche quando i due sistemi vengono portati a grandi distanze (a questo proposito si parla di non località della meccanica quantistica). Albert Einstein non accettò queste bizzarrie definendo l'entanglement: "una temibile azione a distanza", nel senso che la misura su uno dei due sistemi modifica istantaneamente anche l'altro. Questo, secondo la Teoria della relatività, non può avvenire esistendo una velocità limite, quella della luce, uguale per tutti i sistemi di riferimento. Oggi sappiamo che l'entanglement è qualcosa che esiste realmente in Natura, come mostrato in vari esperimenti. Il più recente, del gruppo di Anton Zeilinger, ha mostrato la creazione di una coppia di fotoni entangled distanti 144 km: Entangled photon pairs over 144 km. Notevole poi è l'esperimento del gruppo di Innsbruck guidato da Rainer Blatt dove è stato creato uno stato entangled di 8 ioni intrappolati per mezzo di campi elettromagnetici: Quantum Optics and Spectroscopy Group.
Il gatto, quello, sarebbe arrivato qualche anno più tardi: nel 1935, dopo uno scambio di lettere con Albert Einstein in cui Schrödinger si congratulava per la formulazione del problema EPR (Einstein-Podolsky-Rosen). Un paradosso con cui Einstein, che della meccanica quantistica non era davvero un appassionato, intendeva dimostrare che quella teoria non poteva ritenersi completa perché dava luogo a conseguenze paradossali, come la propagazione istantanea di un effetto da un punto a un altro, in barba al principio per cui nulla può viaggiare a velocità maggiore della luce. Schrödinger rispose con un paradosso ancora più fantasioso.
Si immagini di mettere un gatto in una scatola, assieme a un atomo radioattivo. Se l'atomo decade, un contatore geyger presente nella scatola rileva il cambiamento del livello di radioattività, mettendo in azione un martello che colpisce e rompe una fiala di gas tossico. Il gatto muore. Però, fino a quando l'osservatore non apre la scatola, perturbando il sistema e determinando lo stato dell'atomo, la funzione d'onda dell'atomo stesso si trova in due stati sovrapposti, decaduto e non decaduto. E allora anche il gatto deve trovarsi in una sovrapposizione di stati, morto e vivo allo stesso tempo. Per il suo autore, che non pensò mai che un gatto potesse davvero essere morto e vivo allo stesso tempo, questo paradosso voleva essere una discussione di una particolare interpretazione della meccanica quantistica, la cosiddetta interpretazione di Copenhagen. Ma nell'immaginario collettivo il gatto di Schrödinger ha finito per simboleggiare la stranezza irriducibile della meccanica quantistica rispetto alla nostra esperienza quotidiana.
« Si possono anche costruire casi del tutto burleschi. Si rinchiuda un gatto in una scatola d’acciaio insieme alla seguente macchina infernale (che occorre proteggere dalla possibilità d’essere afferrata direttamente dal gatto): in un contatore Geiger si trova una minuscola porzione di sostanza radioattiva, così poca che nel corso di un’ora forse uno dei suoi atomi si disintegrerà, ma anche, in modo parimenti probabile, nessuno; se l'evento si verifica il contatore lo segnala e aziona un relais di un martelletto che rompe una fiala con del cianuro. Dopo avere lasciato indisturbato questo intero sistema per un’ora, si direbbe che il gatto è ancora vivo se nel frattempo nessun atomo si fosse disintegrato, mentre la prima disintegrazione atomica lo avrebbe avvelenato. La funzione dell’intero sistema porta ad affermare che in essa il gatto vivo e il gatto morto non sono stati puri, ma miscelati con uguale peso. » Erwin Schrödinger
«Mi chiamarono pazzo nel 1896 quando annunciai la scoperta di raggi cosmici. Ripetutamente si presero gioco di me e poi, anni dopo, hanno visto che avevo ragione. Ora presumo che la storia si ripeterà quando affermo che ho scoperto una fonte di energia finora sconosciuta, un'energia senza limiti, che può essere incanalata.» Nikola Tesla
Con il termine "tachione" la fisica identifica una particella ritenuta teorica, in grado di viaggiare ad una velocità maggiore di quella della luce: superluminare. Alla fine dell' 800, Nikola Tesla notò durante un'eclissi di sole il verificarsi di fenomeni antigravitazionali: approfondendo questa ricerca scoprì un campo di energia che brevettò con il nome di "energia cosmica", "etere cosmico", in quanto tutto l'universo ne è immerso.
Nel corso del XX secolo numerosi scienziati hanno approfondito le loro ricerche su questo campo di energia: il "Campo di Feinberg" o "Tachionico", così chiamato dal fisico Feinberg che ne espose una sua teoria nel 1966. Lo spazio non è vuoto, ma immerso in un campo energetico molto concentrato, composto di queste particelle teoriche che si muovono più velocemente della luce e che costituiscono una fonte di energia libera situata al di fuori del campo elettromagnetico, indipendentemente dalla luce e dal sole. E' un'energia primaria che crea e mantiene l'ordine nel caos della materia. L'utilizzo del campo tachionico di alta intensità introdurrà la terza rivoluzione energetica, ha dichiarato recentemente lo scienziato tedesco Hans Nieper. L'energia tachionica in quanto energia a "punto zero" (zero point energy), non ha particolare polarità o frequenza e può essere applicata a tutto lo spettro multidimensionale dalle energie. Il "punto zero" rappresenta lo stato potenziale ottimale, l'equilibrio ideale o omeostasi. Il campo tachionico, in sintesi, costituisce una fonte inesauribile di energia che può essere utilizzata a beneficio degli esseri viventi. Per avere un corpo in salute e perfettamente equilibrato nelle sue funzioni dovremmo riuscire a mantenerci aperti a questo flusso di energia tachionica. Sappiamo tutti di essere circondati da molteplici fonti di onde elettromagnetiche inquinanti di provenienza diversa, dai cellulari ai computer, dai televisori agli elettrodomestici. Questo "avvelenamento" invisibile dovrebbe essere evitato il più possibile. I tachioni compaiono in molte versioni della teoria delle stringhe. In generale la teoria delle stringhe dice che ciò che vediamo come "particelle" (elettroni, fotoni, gravitoni e così via) sono in realtà diversi modi di vibrare delle stesse strutture fondamentali, le stringhe. La massa di una particella può essere dedotta dalle vibrazioni della stringa: come dire che la massa dipende dalla "nota" suonata dalla stringa. I tachioni appaiono spesso nello spettro dei possibili stati delle stringhe, nel senso che alcuni stati hanno massa immaginaria; un esempio è lo stato fondamentale della stringa bosonica. La teoria della relatività generale afferma infatti che lo spazio-tempo viene più o meno curvato dalla presenza di una massa; un'altra massa più piccola si muove allora come effetto di tale curvatura.
Quando si parla di “vuoto”, comunemente si pensa ad un recipiente dal cui interno è stata estratta tutta la materia, in altre parole di cui si è diminuito il contenuto di massa. Considerando l’equazione E = Mc^2, che mette in relazione la massa M con l’energia E, si può anche dire che nel contenitore è stata ridotta l’energia. Secondo la fisica classica ottenere il vuoto significa togliere realmente tutta l’energia, in qualunque forma essa appaia. Quindi, dal momento che anche la luce possiede energia, per avere un vero vuoto non ci dovrebbero essere neanche fotoni: il vuoto dovrebbe essere necessariamente “buio”. Considerando il contenitore Universo, il suo stato fondamentale sarebbe, pertanto, un vuoto in cui nemmeno noi dovremmo esserci. Nella fisica moderna il vuoto è ben lontano dall'essere realmente vuoto. Mettiamo da parte tutte le particelle e onde elettromagnetiche che costituiscono la nostra realtà e avremo una zona di spazio apparentemente vuota allo zero assoluto. In realtà questo 'vuoto' pullula di energia e coppie di particelle (tipo elettrone-positrone o particella-antiparticella) queste nella loro totalità danno vita a: il campo del punto zero elettromagnetico, il campo del punto zero delle interazioni deboli e forti e il mare delle coppie di particelle negative di Paul Dirac. Tutte queste energie messe insieme formano il vuoto quantistico (che in realtà è pieno!) o campo del punto zero. Lo ZPF è una ipotesi sviluppata per primo da Max Planck nel 1911. Nel 1947 Willis Lamb, in un famoso esperimento, dimostrò direttamente gli effetti dello ZPF e disse:"è una prova che il vuoto non esiste". In particolare la densità di tale energia del punto zero è pari a 10^13 joules per centimetro cubo! Tale energia sarebbe sufficiente a far evaporare tutti gli oceani della terra in un attimo!
L'effetto Casimir predetto nell'anno successivo e verificato in laboratorio è un'altra diretta dimastrazione della realtà dello ZP. Ancora non è ben conosciuta, ma sembra che rivesta un ruolo fondamentale sul piano cosmico e non solo. L'energia della fluttuazione del vuoto è quantizzata, ovvero non è distribuita in maniera continua, ma in quanti, pacchetti discreti. I quanti di energia hanno la possibilità di creare coppie di elettroni e positroni (le antiparticelle degli elettroni, quindi di carica positiva) che, dopo aver vissuto un’”esistenza” per tempi brevissimi, si annichiliscono a vicenda, riformando il quanto di energia che li aveva generati.
«L’uomo potrebbe modificare la massa di questo pianeta, controllare le stagioni, modificare la sua distanza dal sole, guidarlo sul suo viaggio eterno lungo ogni percorso che decida di scegliere, attraverso la profondità dell'universo.» Nikola Tesla
Immaginatevi un oscillatore, tipo un pendolo. Se non date un pò di energia al pendolo per farlo partire resterà sempre fermo, questa è una cosa molto logica nel nostro mondo, il mondo macroscopico. Nel mondo microscopico delle particelle le regole sono diverse e sfidano quella che è la nostra logica quotidiana, l'insieme di queste regole viene chiamato meccanica quantistica. Il principio di indeterminazione quantistica di Heisenberg vieta il fatto che il pendolo rimanga in uno stato ben definito, stare fermo è uno stato ben definito e quindi è impossibile che rimanga completamente fermo. C'è sempre un minimo di energia che non si può eliminare proprio a causa delle leggi quantistiche. Come il pendolo, la luce e le altre forme di energia elettromagnetica consistono in oscillazioni, oscillazioni di campi elettrici e magnetici. Ogni direzione, ogni frequenza e ogni stato di polarizzazione del campo elettromagnetico hanno un minimo di energia grazie al principio di indeterminazione. Mettendo insieme tutti questi modi del campo abbiamo il campo del punto zero, ossia l'insieme di tutte le fluttuazioni energetiche elettromagnetiche.
La fisica quantistica quindi predice l'esistenza di un mare sottostante di energia del punto zero in ogni punto dell'universo. Questo mare di energia non è da confondere con la radiazione cosmica di background ma è l'essenza stessa del vuoto quantistico elettromagnetico, e cioè lo stato base di quello che altrimenti sarebbe il vuoto assoluto. Questa energia è cosi immensa che, sebbene sia una inevitabile conseguenza della meccanica quantistica, viene ignorata dalla maggior parte dei fisici ed eliminata dai calcoli e dalle formule. Una minoranza dei fisici accetta la realtà di questa energia (atteggiamento umile di chi vuole indagare realmente!) che noi non possiamo avvertire direttamente perché è uguale (isotropa) in ogni punto dell'universo, anche nel nostro corpo e negli strumenti di misura. Dà questa prospettiva il mondo ordinario della materia e della energia è al di sopra di questo mare costituito dal vuoto quantistico. Per fare un esempio una nave galleggia sulla superficie del mare e non si accorge se sotto di essa ci sono 100 metri di profondità o 10000, non li avverte (a meno che non affondi!). Lo stesso vale per la nostra realtà quotidiana, non ci accorgiamo, con i metodi tradizionali, di questo mare di radiazione quantistica.
Tuttavia se si riuscisse a sfruttare questa ZPE si potrebbe ricavare energia dal vuoto e potrebbe avere infinite applicazioni. Ma anziché aggiungersi, le energie presenti si annullano come due onde di senso contrario messe in presenza una dell'altra.Sembra tuttavia possibile eliminare queste interferenze creando “zone di coerenza” dentro le quali l'energia è estratta con la polarizzazione locale di questo spazio energetico al livello del suo punto zero, cioè al punto di bilanciamento di tutte le polarità presenti. Alcuni pensano che la tecnologia extraterrestre sia fondata su quest'applicazione della fisica quantica: polarizzando leggermente il vuoto con un metodo ancora poco conosciuto ma basato sull'elettromagnetismo, si arriverebbe a recuperare un po' di energia che, una volta iniettata in un sistema di propulsione, gli permetterebbe di restituire continuamente più energia di quella che consuma; il sistema non avrebbe così bisogno di alcun combustibile per funzionare, non farebbe che “pompare” l'energia disponibile ovunque in modo permanente.
L'inerzia è descritta dal primo principio della dinamica, il principio di inerzia (o prima legge di Newton), che afferma che un corpo permane nel suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme a meno che non intervenga una forza esterna a modificare tale stato.
Il principio di equivalenza (fra inerzia e gravitazione) necessita di una uguale connessione fra la gravitazione e l'energia del punto zero. La teoria della relatività generale (GR d'ora in poi) spiega bene il movimento di un oggetto in caduta libera lungo una geodetica (la distanza più corta fra due punti in uno spazio tempo curvo), ma non provvede un meccanismo valido per generare una forza gravitazionale sugli oggetti quando questi sono forzati dal deviare da una geodetica. Per esempio un aereo che vola non segue la geodetica della curvatura spazio-temporale causata dalla massa terrestre, ma cosa è allora che continua a fargli percepire la forza di gravità? E' stato scoperto che un oggetto sottoposto ad una accelerazione o posto in un campo gravitazionale (principio di equivalenza fra campo gravitazionale e accelerazione) sperimenterà lo stesso modello asimmetrico nel campo del punto zero dando origine ad una reazione di forza. Il peso che noi misuriamo quotidianamente, la forza di gravità stessa, potrebbe essere dovuto al campo del punto zero.
Spesso, si raffigura la situazione come una palla che deforma un telo elastico teso con il suo peso, mentre un'altra pallina viene accelerata da questa deformazione del piano ed in pratica attratta dalla prima. Questa è solo una semplificazione alle dimensioni raffigurabili, in quanto ad essere deformato è lo spazio-tempo e non solo le dimensioni spaziali, cosa impossibile da raffigurare e difficile da concepire. L'unica situazione che riusciamo a raffigurare correttamente è quella di un universo a una dimensione spaziale ed una temporale. Un qualunque punto materiale è rappresentato da una linea (linea di universo), non da un punto, che fornisce la sua posizione per ogni istante: il fatto che sia fermo o in moto farà solo cambiare l'inclinazione di questa retta. Ora pensiamo di curvare tale universo usando la terza dimensione: quello che prima era la retta che descriveva un punto, ora è diventata una superficie. Su una superficie curva non vale la geometria euclidea, in particolare è possibile tracciare un triangolo i cui angoli sommati non forniscono 180º ed è anche possibile procedere sempre nella stessa direzione, ritornando dopo un certo tempo al punto di partenza. La possibilità che il mare elettromagnetico del campo di punto zero sia la causa dell'inerzia e della gravità, apre la possibilità che in "futuro" inerzia e gravitazione siano manipolate!!
«L'uomo potrebbe portare in collisione i pianeti, potrebbe creare i soli e le stelle, il suo calore e luce, potrebbe originare la vita in tutte le sue forme infinite. Generare, a suo piacimento, la nascita e la morte della materia sarebbe il più grande atto dell'uomo che gli darebbe il dominio della creazione fisica, rendendo possibile la realizzazione del suo fine ultimo.»
Nikola Tesla
L'interazione frà il vuoto quantistico elettromagnetico (ZPF, campo del punto zero) e le particelle cariche fondamentali che costituiscono la materia: elettroni e quark. In questa ottica, che chiameremo la teoria dell'inerzia del vuoto quantico, la materia resiste all'accelerazione non a causa di una sua innata proprietà (spiegazione che tra l'altro ho sempre trovato oscura e inconcludente) ma perché il vuoto quantistico elettromagnetico produce una forza di resistenza proporzionale all'accelerazione. Per esempio pensate ad un elicottero che vola, esso sta immerso nel campo gravitazionale terrestre e percepisce quindi la forza di attrazione del campo. Ora la curvatura dello spazio-tempo nei pressi della terra (che è la rappresentazione della forza di gravità nella GR) non fa altro che attirare a se anche le onde elettromagnetiche del vuoto quantico le quali esercitano una pressione sull'elicottero nel "tentativo" di trascinarselo giù per la distanza più breve verso il centro della terra. Quella distanza più breve (che in pratica è perpendicolare alla superficie terrestre) non è altro che la geodetica. Ecco perchè l'elicottero sperimenta la forza peso! In pratica il vuoto elettromagnetico quantistico esiste nello spazio-tempo e se questo spazio-tempo è curvo lui deve seguire per forza la curvatura trascinandosi con se tutto!
Alcuni ricercatori identificano l’etere cosmico (vuoto quantistico), un mezzo elastico e trasparente, ipotizzato, fino all’inizio del secolo XX, con "l'orgone", come supporto per la propagazione delle onde luminose e per la trasmissione a distanza di forze come quella gravitazionale. L’ipotesi dell’etere, nel mondo della fisica tradizionale, fu abbandonata dopo l’esperienza di Michelson e Morley e con l’elaborazione della teoria della relatività.
«La teoria della relatività è come un mendicante vestito color porpora che la gente ignorante scambia per un re.»
Nikola Tesla
Orgone è il termine coniato dallo psichiatra e psicoanalista Wilhelm Reich (1897-1957) per definire una ipotetica forma di energia che descrisse in alcuni esperimenti pubblicati alla fine degli anni trenta. Reich affermò che l'energia dell'orgone (o energia orgonica) permeava tutto lo spazio, era di colore blu e che certe forme di malattia erano la conseguenza dell'impoverimento o del blocco dell'energia all'interno del corpo. Secondo Reich, la libido, espressione fondamentale degli organismi viventi, è strettamente legata al sistema neurovegetativo ed è una manifestazione specifica di ciò che Reich definisce “orgone”, un’energia che pervade la natura. L’orgone può essere misurato ed adoperato con fini terapeutici, per i quali lo psicanalista aveva messo a punto appositi “accumulatori orgonici”. Wilhelm Reich affermò che l'Energia Orgonica permeava tutto lo spazio, era di colore blu e che certe forme di malattia erano la conseguenza dell'impoverimento o del blocco dell'Energia Orgonica all'interno del corpo. (Per correttezza, va detto che la teoria dell'Orgone fu considerata inattendibile da una parte della comunità scientifica in quanto ritenuta incompatibile con le conoscenze scientifiche dell'epoca e priva di conferme sperimentali). Concetti simili all'Orgone sono:Forza Vitale, Elan Vital, Prana, Ki, Corpo Sottile, Corpo Eterico, Forza Odica, Magnetismo Animale e molti altri.
W. Reich giunse alla scoperta dell'Energia Orgonica soprattutto grazie ai suoi studi clinici in ambito psicoanalitico che prendevano avvio dalla teoria della libido sessuale freudiana. W. Reich, cercando una spiegazione per l'origine delle malattie psichiche, ritenne inizialmente che esse fossero dovute a fattori fisici. In seguito si convinse dell'esistenza di una dualità materia/energia, una forza di natura fino a quel momento sconosciuta, che ritenne essere la base della vita, arrivando in seguito a supporre che le malattie psichiche fossero una patologia di tipo "energetico". Egli battezzò questa forma di energia: Orgone, in quanto ipotizzò una correlazione funzionale tra il fluire dell'energia nel corpo umano e l'orgasmo sessuale (da cui appunto deriva il termine "orgone", ovvero: Organismo + Orgasmo = Orgone). Wilhelm Reich dopo aver scoperto le proprietà di quest'energia, sviluppò numerose applicazioni per curare i suoi pazienti, disinquinare l'atmosfera, eliminare le siccità e far piovere nel deserto! Esistono vari aspetti dell'Energia Orgonica, essa è la fonte di vita di ogni essere vivente ed il nostro organismo ha un'interazione profonda con l'Orgone (emozioni, sensazioni...).
«L'amore, il lavoro e la conoscenza sono le fonti della nostra vita. Lasciamo anche che la governino.» Wilhelm Reich
L'energia orgonica è l'energia vitale cosmica, la forza creativa fondamentale. Essa si differenzia da tutte le altre energie conosciute, che derivano dalla materia e che sono pertanto definite energie secondarie: elettrica, magnetica, nucleare, ecc. La scienza classica conosce solo queste ultime forme di energia e considera l'atomo come il costituente base della natura, mentre l'Orgonomia lo considera già come il prodotto di una specifica funzione dell'energia primordiale e cioè della Superimposizione, dove due o più correnti di energia si uniscono (come esempio si consideri la figura di una galassia a spirale a due o più bracci) e da cui si genera materia. Questa lettura inserisce l'unione sessuale di due organismi, l'atto che genera la vita, nel più ampio contesto di funzioni cosmiche. Una seconda funzione basilare dell'energia orgonica è la Pulsazione: osservabile facilmente negli organismi viventi (pulsazione cardiaca, respirazione, ecc.), è presente anche a tutti i livelli della natura: cosmico e atmosferico. La Terra e il Sole stesso pulsano. Fin dalle prime ricerche Reich sostenne sempre che la maggior parte delle nevrosi mostrassero una particolare struttura stratificata e sviluppò in seguito l'idea che questi "strati" potessero avere una vera e propria connotazione fisica e ostacolassero il naturale fluire dell'orgone (energia) nell'organismo, alterando così il meccanismo naturale di carica/tensione e scarica/distensione.
- Proprietà dell'energia orgonica:
Dotato di ubiquità, riempie tutto lo spazio. Esente da massa; cosmica, di natura primordiale. Penetra tutta la materia, ma a differente velocità. Pulsa spontaneamente, si espande e si contrae, fluisce con una caratteristica onda. Direttamente osservabile e misurabile. Negativamente entropica. Forte affinità ed attrazione reciproca con/da l'acqua.Accumulata naturalmente da organismi viventi attraverso cibo, acqua, respirazione e attraverso la pelle.Eccitazione e attrazione reciproca di separati flutti di energia orgonica, o di sistemi separati caricati con orgone. Eccitabilità per energie secondarie (nucleare, elettromagnetismo, scintille elettriche, frizione)
Temperatura leggermente superiore se paragonata a quella circostante. Potenziale elettrostatico più alto, con una minore velocità di scarica elettroscopica se paragonata ai dintorni. Umidità superiore e quota di evaporazione più bassa se paragonata ai dintorni. Riduzione degli effetti della ionizzazione dentro un tubo Geiger ñ Muller di ionizzazione riempito di gas. Sviluppo degli effetti della ionizzazione dentro tubi sotto vuoto non ionizzabili (0,5 o meno di pressione). Capacità ad ostacolare e assorbire elettromagnetismo. Sensazioni di formicolio e di calore alla superficie delle pelle. Incremento della temperatura della pelle e del nucleo, arrossamenti. Moderazione della pressione e della pulsazione. Incremento della peristalsi, della respirazione più profonda. Incremento della germinazione, della riproduzione, fioritura e produzione di frutta delle piante. Incremento della velocità nella crescita dei tessuti, della riparazione, e cicatrizzazione delle ferite, come determinato attraverso studi sugli animali (porelli n.d.t.) e prove cliniche umane. Incremento del campo di forza, della carica, dell'integrità dei tessuti e dell'immunità. Migliora il livello energetico, l'attività e la vitalità.
Non ho le competenze per affermarlo, ma mi chiedo se esista la possibilità di identificare (si potrebbe forse individuare qualche addentellato) l’orgone con l’energia del punto zeroche alcuni scienziati hanno tentato di connettere all’energia oscura, alla base presumibilmente dell’espansione del cosmo. Nella cosmologia basata sul Big Bang, l'energia oscura è una forma di energia a pressione negativa che si trova in tutto lo spazio. L'introduzione dell'energia oscura è attualmente il modo più diffuso fra i cosmologi per spiegare le osservazioni di un universo in accelerazione, come pure per colmare una significativa porzione della massa mancante dell'universo, che ne costituisce circa il 90%. Le due principali forme proposte di energia oscura sono la costante cosmologica e la quintessenza.
La costante cosmologica è una densità d'energia costante che riempie omogeneamente lo spazio e che è fisicamente equivalente all'energia del vuoto. L'aggiunta di una costante cosmologica nella teoria base della cosmologia (vedi Friedmann-Lemaitre-Robertson-Walker) ha portato all'adozione di un modello chiamato modello Lambda-CDM, che è in accordo con le osservazioni. La quintessenza è un campo dinamico la cui densità d'energia varia nello spazio e nel tempo. Distinguere fra le due possibilità richiede misure accurate dell'espansione dell'universo per capire come la velocità d'espansione cambi nel tempo. Il coefficiente d'espansione è parametrizzato dall'equazione di stato, il cui calcolo è uno degli sforzi più grandi della cosmologia d'osservazione. Il termine "energia oscura" fu coniato da Michael Turner.
Ad ogni modo, non dimentichiamo che, tranne qualche rarissima eccezione, la scienza si occupa di una parte esigua dell’universo, cioè del “velo” elettromagnetico. È stato, infatti, in anni recenti definito un modello cosmico in cui la materia ordinaria luminosa costituisce solo lo 0,5 per cento, mentre l’energia oscura forma il 70 per cento della realtà. Il resto è, per il 25 per cento, materia esotica oscura; infine il 4,5 per cento è materia ordinaria oscura che non irradia né riflette l’energia elettromagnetica (la luce). Come escludere, dunque, l’esistenza di energie che, pur non visibili e non facilmente misurabili, hanno, però, degli effetti? Se l’orgone può essere un mezzo per ridurre o neutralizzare i campi elettromagnetici nocivi per la salute, campi amplificati attraverso le scie chimiche od irradiati da H.A.A.R.P., sarà opportuno approfondire gli studi in questo settore ed avvalerci degli strumenti orgonici che ricercatori indipendenti hanno costruito e sperimentato, pur senza trascurare tutte le altre strategie per tentare di risolvere il problema.
«Secondo una teoria adottata, ogni atomo misurabile è differenziato da un fluido tenue, che riempie tutto lo spazio con un movimento circolare, come un vortice di acqua in un lago calmo. Mettendo in movimento questo fluido, l'etere, diviene materia. Arrestato il suo movimento, la sostanza primaria regredisce al suo stato normale. Quindi, sembra possibile per l'uomo, attraverso l'energia imprigionata del mezzo e degli agenti idonei, azionare o fermare il moto dell'etere provocando la formazione o la scomparsa della materia. Al suo comando, i vecchi mondi svanirebbero quasi senza alcun sforzo da parte sua, ed i nuovi verrebbero ad esistere.» Nikola Tesla
Ora vorrei parlarvi di Pierluigi Ighina, un Italiano che ha vissuto sino a 94 anni e che ha dedicato tutta la sua vita ad esperimenti molto empirici in ambito elettromagnetico, senza una vera e solida base fisico matematica come invece aveva Nicola Tesla, e allora chi era Pierluigi Ighina, un pazzo? un visionario, un ciarlatano? o un attento osservatore di fenomeni naturali che non riusci’ a tradurre in termini matematici? di certo fu un uomo molto solo che visse gran parte della sua vita nei laboratori a pensare.Per Ighina, tutte le forze esistenti in natura sono il riflesso diretto e indiretto di un’unica forza primordiale che è l’energia che scaturisce dal Sole. Tale irradiazione solare riflettendosi si equilibra con sé stessa e condensandosi esplode e quindi s’irradia di nuovo e di nuovo si riflette e così si moltiplica. L’energia solare è una forza positiva che, riflettendosi, diventa negativa. Il Sole accoglie in sé questi suoi riflessi, li trasforma e li irradia nuovamente in maniera positiva e così via. Tale concezione ricorda quella di Reich sull’energia orgonica, distinta in orgone vitale (positivo o OR) ed orgone mortale (negativo o DOR).
Pierluigi Ighina nacque a Milano nel 1908 e morì nel 2004. Fu, secondo alcune fonti, discepolo e collaboratore di Guglielmo Marconi: è uno scienziato pressoché sconosciuto al pubblico, perché le sue scoperte ed invenzioni non hanno ottenuto alcun riconoscimento dalla scienza accademica. A differenza del poliedrico ricercatore ed inventore serbo Nikola Tesla, Ighina non si fidò mai dei potenti con cui evitò ogni collaborazione, conscio che le sue invenzioni sarebbero state usate solo a fini malefici e per lucrare. Ighina affrontò lo studio dell'atomo da una prospettiva alquanto diversa rispetto agli altri ricercatori: infatti, invece di sottoporre l'atomo all'azione di potenti campi magnetici o di particelle ad alta energia, decise di contenere il suo movimento usando altri atomi, definiti assorbenti, che impediscono agli atomi luce ed a quelli esterni di interferire nell'osservazione.
Attraverso questo accorgimento e mediante il microscopio atomico lenticolaredi sua invenzione, Ighina riuscì a classificare varie categorie di atomi in base alle loro differenti pulsazioni. Un concetto importante da sottolineare è che "l'atomo non oscilla, ma vibra, non si può dividerlo, sarebbe però possibile dividere la sua energia, ma non l'atomo stesso". La scoperta dell'atomo magnetico avvenne casualmente come scrive lo stesso Ighina: "Ero intento a queste prove quando, spostando inavvertitamente una calamita lì vicina, vidi che tutti gli atomi in osservazione si erano messi vertiginosamente in movimento scomparendo poi in una massa luminosa". L'atomo magnetico (il fantomatico tachione n.d.t.) è il più piccolo rispetto agli altri atomi, possiede una pulsazione più veloce ed inoltre ha la caratteristica di "imprimere il movimento a tutti gli altri atomi, diventando così il promotore di essi". Una delle apparecchiature costruite da Ighina, il regolatore di vibrazioni atomiche magnetiche, si basa proprio sull'energia dell'atomo magnetico e più precisamente sulla variazione della frequenza di vibrazione della materia con la trasformazione della stessa.
«Con
questa energia sarebbe possibile guarire qualsiasi malattia, fondere i
metalli a distanza, produrre energia elettrica, neutralizzare le
radiazioni, investigare il sottosuolo alla ricerca di falde acquifere, aumentare i raccolti agricoli ed altro
ancora.» Nikola Tesla
Nel 1936 Ighina si trasferisce ad Imola e nella sua abitazione istalla un laboratorio dalle caratteristiche assai strane, frutto delle sue particolari conoscenze che tramuta in numerose invenzioni. Ighina a 16 anni scoprì l’atomo magnetico e, attraverso una serie di fortunate peripezie, arrivò a collaborare segretamente con Marconi per almeno 10 anni. Anche dopo la scomparsa dello scienziato, Ighina ha continuato nella ricerca per tutta la sua lunga vita, basata sulla spirale che è il movimento dell’energia. A Villa Marconi, Ighina riuscì per puro caso a scoprire sperimentalmente il monopolo magnetico (positivo o negativo). Dopo aver studiato a fondo il campo magnetico, generato da alcune elettrocalamite e dal quale non riusciva a concludere il suo progetto, Ighina, preso da uno strano nervosismo, mise tanta di quella corrente elettrica da determinare la bruciatura totale del congegno. La meraviglia fu tanta perché non avvenne nulla di tutto questo. Fu proprio Guglielmo Marconi a chiarire l’esperimento: era stato inventato il monopolo magnetico. Secondo la sua definizione, il monopolo magnetico non è altro che la divisione dell’atomo magnetico. A tal riguardo Ighina ha detto: «Avevo così costatato che l’atomo magnetico è il promotore di tutti gli altri atomi. In altre parole avevo notato che l’atomo magnetico si trova in mezzo agli altri atomi per dar loro il movimento continuo.»
Nel 1937, il
medesimo anno della morte di Marconi, Ighina ritornò a Imola,
andando a vivere presso il marito della sorella. Ad Imola
fondò il "Centro internazionale di studi magnetici" in viale
Romeo Galli 4, che nonostante il nome prese la forma di
una associazione senza fini accademici. Ighina sosteneva, grazie alle sue presunte invenzioni, di
poter rigenerare cellule morte, allontanare terremoti e
allontanare o avvicinare nuvole. Queste invenzioni vennero pubblicate in un libro del 1954, L'atomo magnetico che raccoglieva idee quali la valvola antisismica, la poltrona magnetica per curare i malanni, elios e erim per annullare le radiazioni nocive e l'inquinamento oltre che produrre energia elettrica dal nulla. Nessuna di queste invenzioni
risulta mai testata in condizioni di verifica sperimentale
né brevettata: Ighina stesso, in una intervista a Report
rilasciata all'età di 90 anni, affermò la sua convinzione
sull'inutilità dei brevetti, adducendo a motivazione ipotesi
di complotto.
L'uomo terrestre ha costruito finora strumenti delicatissimi e molto complessi che servono tuttavia solo per conoscere le perturbazioni del campo magnetico terrestre esterno. Perché l'uomo non ha costruito apparecchi per guardare all'interno del campo magnetico terrestre? Andiamo a vedere che cos'è il sole da vicino, con la mente libera. Esso è formato di una materia che si muove, si arroventa, si trasforma producendo Energia Magnetica Luminosa. Cosa vuol dire EnergiaMagnetica Luminosa ?
Energia è il movimento delle particelle che compongono la materia solare in continua trasformazione.
Magnetica è la capacità posseduta da tali particelle di respingere particelle uguali a se stesse e di attirare quelle differenti.
Luminosa è la potenza di velocità del movimento di tali particelle.
Seguiamo queste particelle di energia magnetica luminosa nel loro viaggio verso la terra. Esse attraversano la luna che ne rallenta in parte la loro velocità e giungono sulla terra esercitando su di essa una notevole forza e pressione. Esse scendono verso la terra con movimento a spirale e si introducono in essa come farebbe una grossa vite che stringa senza far conoscere la pressione esterna. E' appunto grazie a questo movimento a spirale che gli esseri umani ed ogni altra forma di vita terrestre non risentono la potente pressione esercitata dall'energia magnetica luminosa se non indirettamente come peso o forza di gravità. Entriamo con l'energia solare nell'interno del globo terrestre; vedremo così che al centro di esso le particelle solari, non rallentate perché sfuggite all'impatto con le sostanze terrestri, formano come un piccolo sole. Questo piccolo sole della terra (chiamato Aurora) agisce come una parabola infuocata che attrae verso di sé le particelle dell'energia solare rallentate dalla materia terrestre e quindi prive di luminosità e riflettendole le rilancia verso il sole. Il sole attrae verso di sé le particelle rallentate e riflesse dal fuoco interno della terra, grazie alla minor potenza che le differenziano da quelle che nel sole stesso sono ancora a livello originario.
In questo modo, a partire dal centro della terra, si sviluppa un movimento ascendente di energia magnetica non luminosa, che in parte bilancia la pressione dell'energia solare sulla superficie terrestre. Vediamo ora cosa succede quando l'energia magnetica priva di luce, salendo dalla terra con movimento a spirale di senso contrario a quello dell'energia luminosa, viene assorbita nella fornace solare. Penetrando nel sole essa provoca, nella parte intaccata, un impedimento all'uscita dell'energia magnetica luminosa, creando una macchia scura chiamata dagli esseri umani "macchia solare". Le macchie solari, come è noto, producono variazioni sul campo magnetico terrestre e sono provocate non solo dalla terra ma anche dall'energia non luminosa di ritorno dagli altri pianeti del sistema solare.Il duplice movimento a spirale di energia magnetica ascendente e discendente, che collega il sole e la terra, è stato chiamato "Ritmo Magnetico". Esso è il promotore di ogni vitalità e manifestazione energetica esistente sul globo terrestre. Il monopolo è il principio positivo o negativo dell’energia solare.
L’energia solare è la parte principale della polarità; bloccandola e
riflettendola, diventa negativa. L’energia solare arriva sulla Terra,
viene bloccata e riflessa e quindi diventa energia terrestre.
Dall’interazione dell’energia solare con quella terrestre si produce
materia. Tutto qui. Semplice no?
Osserviamo il nostro globo: di che cosa è fatto? Esso è composto di una sola materia e più precisamente di particelle che un tempo erano di natura identica a quelle che compongono il sole, le quali allontanandosi dal punto di origine, si sono rallentate componendosi in strutture e forme diverse, talmente numerose e complesse che nessuna macchina terrestre sarebbe mai in grado di calcolarle tutte. Eppure nonostante l'enorme numero e complessità, tutte le materie terrestri hanno in comune un unico principio formativo, che si manifesta in maniera evidente nella"Cellula Vivente". Ripetiamo che qualunque sia la diversità di forma, struttura e comportamento, in ogni materia o elemento terrestre è presente allo stato latente o manifesto la struttura, il meccanismo e le funzioni che appaiono nel modo più evidente nel comportamento della Cellula Vivente. La terra stessa non è altro che una enorme cellula! Questo è il grande errore degli esseri umani sulla terra: essi pur conoscendo le cellule viventi, non hanno mai dato ad esse l'importanza che meritano, sempre hanno cercato di ignorare l'insegnamento che di continuo esse gli offrono. Le linee principali della teoria del ritmo magnetico di Ighina hanno trovato conferma sperimentale (anche se non con i suoi termini) da rilevazioni della NASA riguardo ai fenomeni di brillamenti solari e di macchie solare. (sonda SOHO)
“If you want to find the secrets of the universe, think in terms of energy, frequency and vibration.” Nikola Tesla
«I nostri successi e i nostri fallimenti sono tra loro inscindibili, proprio come la materia e l'energia. Se vengono separate, l'uomo muore.» Nikola Tesla
Il lettore sarà forse sorpreso di
apprendere che i costruttori delle cattedrali del medioevo, non hanno
utilizzato il nostro
sistema metrico classico per elaborare le loro opere, e per forza…
Quest'ultimo, è uscito ufficialmente soltanto nel 1795! Si sa, grazie a
diversi autori , come Erone, che fin dall'antichità le prime misure sono state adottate dalle dimensioni del
corpo umano, ciò che confermano del resto i nomi di: passo,cubito, piede, palma, pollice, dito, ancora usati oggi. Nel medioevo, dunque, i costruttori utilizzavano una asta costituita di cinque gambi articolati, che corrisponde ciascuna ad
un'unità di misura dell'epoca: il palmo, la spanna, il piede e il cubito.
I Romani, i greci, gli ebrei e gli Egiziani erano tutti d'accordo: era il numero d'oro Phi Φ, Il numero
dell'armonia universale, il numero della creazione, il numero di 'dio' il
creatore. Nei greci, con lo sviluppo della geometria, la setta
segreta dei pitagorici ne aveva fatto un simbolo d'armonia
universale, di vita, d'amore e di bellezza. Nel medioevo, gli
scienziati, i padri della chiesa, i costruttori, i committenti o padroni
d'opera, che si riferiscono della dottrina di Platone dei
corpi cosmici, (i cinque poliedri regolari), hanno fatto del numero
d'oro, “la proporzione divina, un modello di perfezione estetica e
filosofica.
Sappiamo che nell’Universo, in naturaed in qualsiasi specie ( minerale, vegetale, animale) la
crescita non
avviene per addizione aritmetica, di un pezzo aggiunto ad un altro,
ma per uno sviluppo della forma di una sostanza secondo un
rapporto costante, una proporzione ideale. Ogni fase di
crescita è diversa della precedente, e condiziona la seguente,
come una
spira si sviluppa sull’altra. Anche se alla fine,
l’apparenza esteriore può mostrare una sovrapposizione (per esempio
i anelli del tronco dell’albero), il percorso fra il midollo e la
corteccia ha seguito un processo di
crescita regolato da una proporzione – nascosta- : la relazione fra
la sostanza di base e il numero Pi GrecoΠ,chiave della possibilità di crescere, valore universale del divenire, e legato a sua volta
intimamente al numero d’oro.π è ovunque! Senza di lui, niente geometria certamente, dunque niente architettura, ingegneria civile o ingegneria industriale.
Ma scaturisce anche nei posti più inattesi. Ad esempio, la funzione di
Riemann che consegna alcuni segreti dei numeri primi contiene anche π. In
fisica, in elettrostatica, in elettrodinamica, π s’insinua in un buon
numero di formule.
Vi sono state lunghe controversie circa le proporzioni della Grande Piramide di Cheope: chi le considerava volute e chi fortuite. Il rapporto tra il perimetro della base della piramide e la sua altezza è perfettamente uguale a pi greco (3,1416 …), il numero trascendente che definisce il rapporto fra il diametro di un cerchio e la sua circonferenza. Al contempo, il pi greco è in relazione con un altro numero irrazionale, ancor più interessante, il phi, la cosiddetta Sezione Aurea.
E' stato rilevato, ma ignorato dagli egittologi, che non solo per la
costruzione della Grande Piramide, ma anche per le altre si fece uso di
vari rapporti della Sezione Aurea.
Nella valle dei re a Tebe in Egitto, si trova la tomba di Ramsete IX , nella quale appare nell’ingresso una curiosa figura dipinta Vediamo una mummia reale che alza il braccio sopra la testa , di una lunghezza uguale al cubito
( = dal gomito alla mano). La figura stessa è disposta in obliquo come
se fosse l’ipotenusa di un triangolo rettangolo, la cui base e lato è
raffigurato da un serpente. Questo triangolo rappresenta senza contestazione il Triangolo sacro 3, 4, 5 e la lunghezza del cubito del braccio vale 1). E si sa che l’altezza di un essere umano è divisa idealmente dall’ombelico in due parti che sono in relazione tra di loro come1 e Φ, d’altronde 1 + Φ = Φ2, dunque l’altezza raggiunta da un uomo è Φ2.
La
figura di Ramsete IX , che rappresenta il re come ipotenusa del
triangolo sacro, dà il numero 5
(come diagonale): questa figura in realtà è il simbolo di una
FUNZIONE COSMICA che misura la crescita, cioè qui l’altezza del Re, che
vale 5 + 1 cubito come unità ( 1 cubito è dunque un
quinto).
Se riprendiamo il numero d’oroΦ, troviamo una chiave:
Ricordiamoci: 1,618 = Φ e
Φ + 1= Φ2. (= 2,618) dunque
l’altezza del Re Φ2. + il suo quinto (2,618: 5 = 0,5236= il cubito reale )
= PI GRECO
2,618 + 0,5236
= 3,1416 =ΠPI
GRECO
Qui ci è mostrato il senso occulto del valore PI, grazie al quale il
numero diventa forma,
e permette alla vita di crescere secondo un schema “divino”, una
proporzione prestabilita, poiché tutto è divenuto per emanazione da
un'unica origine, tutto è legato ad una medesima legge. Per gli
amanti della matematica, ecco da meditare il parere diRené Schwaller de Lubicz,Il grande egittologo, nonché matematico lui stesso:
"la
funzione Φ è nella spinta del divenire all’origine, dunque il Numero
d’oro ci offre anche, funzionalmente, l’unico valore reale del
coefficiente ciclico, essendo lui stesso un numero ciclico, mentre il
nostro calcolo razionale di Π , fondato sulla media dei poligoni
inscritti e circoscritti , cerca di definire una curva attraverso delle
rette e conduce all’assurdo infinito."
Tutto ricominciò quando nel XIII secolo, il matematico pisano Leonardo Fibonacci cercò
di trovare una regola per lo sviluppo di una popolazione di conigli.
Aveva in realtà aperto uno squarcio su un’area matematica
particolarmente affascinante per la sua eleganza e bellezza. La
successione di numeri riportata prende il nome di Successione di
Fibonacci, ed il criterio di sviluppo è piuttosto semplice: dati i primi due numeri 0 e 1, ogni numero successivo è la somma dei due precedenti.
Nel Seicento, Keplero notò che il rapporto tra due termini consecutivi,
tende ad un valore particolare: la Sezione Aurea. Nota fin dai tempi di
Euclide, si ritrova in molte opere dell’uomo come canone estetico di
proporzionalità, dalle piramidi ai templi greci, così come in molte
forme naturali dotate di particolare armonia e simmetria, come il guscio
del Nautilius. La serie di fibonacci compare anche all'interno della
piramide di Tartaglia come somma delle diagonali oblique.
F0, F1, F2, F3, ..., Fn, ...
Definita ricorsivamente come segue:
F0 = 0, F1 = 1
Fn = Fn-1 + Fn -2 per n>1
0, 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144...
Nel
1553 il matematico scozzese P. Simson stabilì che il rapporto
tra due termini consecutivi di questa sequenza tende al valore
della sezione aurea
φ= 1,61803...
I primi rapporti sono:
2:1=
2,000
3:2=
1,500
5:3=
1,667
8:5=
1,660
13:8=
1,625
Dopo 12 termini l'approssimazione della sezione aurea è corretta fino a quattro termini decimali.Ma che cos’è la sezione aurea? Perché questo numero è tanto speciale? Possiamo ottenere la Sezione Aurea identificando quel punto che suddivide un segmento in due parti a e b tali
che il loro rapporto è uguale a quello tra la maggiore e la loro somma
oppure tra la minore e la loro differenza. In altre parole il
segmento a è medio proporzionale tra b e (a+b).
(a+b) : a = a : b = b : (a-b)
Il rettangolo aureo è un rettangolo le cui proporzioni sono basate sulla proporzione aurea. Ciò significa che il rapporto fra il lato maggiore e quello minore, a : b, è identico a quello fra il lato minore e il segmento ottenuto sottraendo quest'ultimo dal lato maggiore b : a-b (il che implica che entrambi i rapporti siano φ ≅ 1,618).
La particolarità saliente è la sua facile replicabilità: difatti,
basta disegnarvi all'interno un quadrato basato sul lato minore, o
altresì, all'esterno, basato sul lato maggiore, sì da ottenere col
semplice compasso un altro rettangolo, minore o maggiore, anch'esso di proporzioni auree.
Il Triangolo di Tartaglia (o Triangolo di Pascal) è una disposizione
geometrica a forma di triangolo dei coefficienti binomiali, ossia dei
coefficienti dello sviluppo del binomio (a+b) elevato ad una qualsiasi
potenza n. La costruzione del triangolo di Tartaglia era nota a matematici cinesi nel XIV secolo e forse anche in epoca anteriore. In Italia prese
il nome da Niccolò Tartaglia, che lo descrisse in un suo diffuso
trattato nella prima metà del XVI secolo, ma in Francia e
successivamente anche nel mondo anglosassone prende il nome da Blaise
Pascal, che un secolo dopo, nel 1654, ne fece grande uso nei suoi studi
sulla probabilità. In Germania invece è comunemente attribuito a Stiefel
che ne scrisse nel 1544. Nel triangolo è presente “1″ al primo livello, due volte “1″ al
secondo e poi gli altri numeri. Ciò rappresenta nei numeri il passaggio
dall’Uno alla Diade, tipicamente platonico. La Diade del secondo livello
deriva da uno sdoppiamento dell’Uno.
Ogni numero, tranne il numero generatore al vertice del triangolo, è
la somma dei due numeri sovrastanti. Ai bordi si trova sempre 1, perché i
due numeri sovrastanti sono, in questo caso, da una parte 1 e
dall’altra nessun numero, cioè zero. Per capire il punto di contatto fra i due, è necessario modificare la
forma del triangolo di Tartaglia, disponendo i numeri nelle celle che
costituiscono un triangolo rettangolo piuttosto che isoscele, in questo
modo: I numeri che costituiscono le diagonali ascendenti di questa
matrice triangolare, sommati fra loro, generano la successione di
Fibonacci.
Dato un pentagono
regolare ABCDE con lati uguali ed angoli uguali, tracciamo una diagonale
BE che unisca due vertici qualsiasi del pentagono. Se dividiamo la
lunghezza della diagonaleBE
per la lunghezza di un lato AB, otterremo il valore 1,618 ! Se
tracciamo ora una seconda diagonale AD all’interno del pentagono, ogni
diagonale sarà divisa in due parti: il rapporto tra le due parti e tra
la parte maggiore e
l'intera diagonale sarà pari a phi. Se tracciamo tutte le
diagonali del pentagono, esse formeranno una stella a cinque punte o
pentangolo al cui interno apparirà un pentagono invertito che sarà in
rapporto aureo PHI con il primo pentagono. Il pentagono stellato è sicuramente
la figura geometrica che più di ogni altra rappresenta, all'infinito,
la sezione aurea. E' forse per questo motivo che questo fu scelto come
simbolo della scuola pitagorica; a questa figura è stata attribuita per
millenni un’importanza misteriosa probabilmente per la sua proprietà di
generare la sezione aurea , da cui è nata.
Interessante è la relazione tra i numeri di Fibonaccie la spirale logaritmica (Spirale Aurea)
che si rivela se si costruisce una serie di quadrati in cui il
lato di ognuno di questi è dato dalla somma delle misure dei lati
dei due precedenti. Se li disponiamo come in figura e tracciamo
un arco di cerchio avente per raggio il lato del quadrato, la
figura che si ottiene è una spirale logaritmica. La spirale logaritmica o equiangolare, studiata nel 1638 da Cartesio, si sviluppa allargandosi costantemente un giro dopo l'altro, come il guscio di una chiocciola, del Nautilus o le corna dell'ariete.
Quando i tre raggi MA, MB e MC formano degli angoli uguali tra
di loro, il raggio centrale MB è medio proporzionale tra il più
piccolo MA ed il più grande MC:
quindi
la proporzione tra i tre raggi è analoga a quella tra le parti
di un segmento diviso in media ed estrema ragione ed il
segmento stesso. Una particolare spirale logaritmica è quella
attribuita all'architetto e scultore greco Fidia, spirale che è
legata ad un determinato valore della costante b, scelta in modo tale
che ogni raggio conduttore venga diviso da tre volute che si
susseguono in due parti che stanno tra loro come 0,618:1, per cui la più grande delle due parti è media proporzionale tra la più piccola e la somma delle due.
Lo sviluppo di una spirale logaritmica è una nuova spirale
logaritmica, così essa si ripete mediante l'evoluzione, come
scoprì Bernoulli, professore di matematica a Basilea.
La spirale logaritmica della lumaca
(chiocciola) risponde principalmente ad esigenze di crescita
all’interno della stessa. Infatti la lumaca esce dall’uovo con
già la chiocciola e questa è una parte non separabile del
gasteropode senza provocarne lesioni e probabilmente la morte.
Crescendo la lumaca costruisce strati superiori sul bordo della
chiocciola che va ad occupare con la nuova massa corporea. La
spirale logaritmica ha la proprietà di allargarsi man mano che ci si
allontana dal centro e di conseguenza il volume aumenta, mentre
quella archimedea non consentirebbe un allargamento dell’area in
uscita, ma solo l’allungamento costante all’interno di un braccio
di spirale. Probabilmente per la lumaca la spirale
logaritmica costituisce il giusto compromesso fra lunghezza ed
area di accrescimento, cioè il volume più congeniale. Per
quanto riguarda la coclea che se svolta riproduce un cono, i
fisiologi hanno concluso che questa forma serve ad regolare ed
incanalare l’intensità degli stimoli che arrivano come un
megafono, e l’avvolgimento a spirale serve a contenere la
notevole lunghezza del cono in uno spazio inferiore. Infatti
anche negli strumenti musicali come il corno, l’avvolgimento a
spirale non influenza l’intonazione (anche se può talvolta
alterare il timbro), ma solo la lunghezza del tubo determina la
frequenza di emissione di un suono. Avvolto a spirale un cono riproduce
una spirale logaritmica. Tuttavia il sistema è altamente
complesso ed il controllo dello stimolo uditivo è la somma di
contributi dovuti al sistema di ossicini, al padiglione
auricolare, ai muscoli auricolari ed al sistema labirintico e
quindi risulta molto approssimativo ridurre la coclea ad un
semplice megafono anche se l’analogia può indicare almeno una
delle funzioni. Una curiosità: la lumaca nasce in genere con una chiocciola che gira in senso orario guardandola dall’alto (con la punta in alto e l’apertura in basso), ma una su 20.000 circa nasce con una chiocciola antioraria.
Famosa
è la rappresentazione di Leonardo dell'uomo di Vitruvio in cui una
persona è inscritta in un quadrato e in un cerchio. Nel quadrato,
l'altezza dell'uomo (AB) è pari alla distanza (BC) tra le estremità
delle mani con le braccia distese . La retta x-y passante per
l'ombelico divide i lati AB e CD esattamente in rapporto aureo tra loro
(quindi la prima parte del corpo fino all'ombelico è in rapporto aureo
con la seconda). Lo stesso ombelico è anche il centro del cerchio
che inscrive la persona umana con le braccia e gambe aperte. La
posizione corrispondente all'ombelico è infatti ritenuta il baricentro
del corpo umano. Quindi la linea orizzontale che passa per
l’ombelico ed ha come lunghezza l’apertura delle braccia forma un
rapporto con l’altezza pari al numero aureo. Gli stessi tratti del
viso (ad esempio la sua altezza e larghezza), se rapportati tra loro e
rispettano questa regola, ci appaiono armoniosi.
Una famosa rappresentazione della figura umana in proporzioni auree è anche la di Venere di Botticelli nella quale si possono individuare diversi rapporti aurei (1:1,618) . Oltre all’altezza da terra dell’ombelico e l’altezza complessiva, è aureo anche il rapporto tra statura e altezza dell’ombelico
sembra essere molto diffuso. Nella ricerca della sezione aurea è noto un
esperimento in cui a diverse coppie si chiedeva al marito di misurare
la statura della moglie, e di dividere tale valore per l’altezza
dell’ombelico. Il risultato dell’esperimento
mostrò che il valore si avvicinava a 1,618 per tutte le coppie che
hanno partecipato all’esperimento. Lo stesso rapporto si misura anche
negli uomini e inoltre si ritiene che la posizione corrispondente
all’ombelico sia il baricentro del corpo.
Altri famosi rapporti aurei presenti nel corpo umano:
Lunghezza del braccio e distanza gomito-mano;
Distanza anca-malleolo (gamba) e distanza anca-ginocchio.
Rapporto delle falangi dell’anulare e del medio della mano;
Distanza spalle-ombelico e distanza spalle-fronte.
Altri
esempi del nostro corpo possono essere ricondotti alla sezione aurea.
Se misuriamo le dita della nostra mano mano, noteremo che i rapporti tra le lunghezze delle falangi del dito medio e anulare sono aurei.
Così come è aureo il rapporto tra la lunghezza del braccio e
l'avambraccio, tra la lunghezza della gamba e la sua parte inferiore Le
famose misure perfette” 90–60–90
delle attrici e delle donne più belle rispecchiano molto bene questa
caratteristica, il rapporto 90/60 è uguale a 1,50 che è una buona
approssimazione di 1,618. La sezione aurea porterebbe le misure a
97–60–97 presumibilmente ancora più belle (97 /60 = 1,618). Un
“disastro” invece apparirebbe, agli occhi dei più, il perfetto contrario
60–97–60, o anche 60–90–60.
Anche
negli organi di corti dell'apparato uditivo umano, cui compete la
selezione dei suoni, si deve poter riscontrare il principio della
sezione aurea; non solo, ma essa è anche punto di riferimento nella
costruzione di canne di organo e altri strumenti musicali. Possiamo
anche ipotizzare che negli organi di Corti dell'apparato uditivo
umano, che reagiscono alle tonalità pure, operi il principio dei
numeri della successione di Fibonacci. In un violino, il cui timbro
dipende dalle dalle possibilità di vibrazione di tutte le parti, la
sezione aurea gioca sicuramente un ruolo; in effetti se misuriamo uno
Stradivari vediamo che esso è contenibile entro quattro pentagoni
regolari i cui lati fungono da tangenti, determinando una linea
estremamente armoniosa. La strutturazione a nautilus della coclea dell'orecchio umano , situata alla fine dell'orecchio interno segue le leggi della sezione aurea, per cui si può ben dire che:
"l'orecchio è stato creato dal suono, come l'occhio dalla luce"
«Il successo pratico di un'idea,
indipendentemente dalle sue qualità inerenti, dipende dalla scelta dei
contemporanei. Se è al passo coi tempi, essa viene rapidamente
adottata; in caso contrario, è destinata a vivere come un germoglio
che sboccia, attirato dalle lusinghe e dal calore del primo sole, per
essere poi danneggiato e crescere con difficoltà a causa del gelo che
s'impone.» Nikola Tesla
In botanica, fisica, zoologia, architettura, pittura e musica,
oltre che in geometria in alcune relazioni riguardanti i poligoni
regolari, la sezione aurea interviene in modo insistente. Essa, che non è
altro che un semplice rapporto di numeri, si incontra ovunque, in
natura, come nella scienza e nell'arte, e "contribuisce alla bellezza di tutto ciò che ci circonda."
L’equilibrio armonico che si percepisce nelle opere dell’arte classica e
rinascimentale è il risultato di un’impostazione che si realizza in
alcuni principi compositivi come l’utilizzo della sezione aurea. In
realtà vari esperimenti suggeriscono che la percezione umana mostra una
naturale preferenza per le proporzioni in accordo con la sezione aurea.
Gli artisti, quindi, tenderebbero quasi inconsciamente a disporre gli
elementi di una composizione in base a tali rapporti. Lo sviluppo
armonico della forma è legato alla necessità degli esseri viventi di
accrescere "secondo natura" in maniera ottimale e meno dispendiosa
possibile.
La
fillotassi è il fenomeno per cui le foglie e i rami si dispongono in
maniera rotatoria, tracciando un’elica immaginaria intorno al fusto. In questo modo possono avere la massima esposizione al sole, alla pioggia e all’aria. Il quoziente di fillotassi è
il rapporto tra il numero di giri e il numero di foglie, tra due foglie che abbiano posizioni
simmetriche. Nei boschi di tigli le foglie si collocano in genere da
due parti opposte (corrispondenti a un mezzo giro intorno al fusto),
uno schema descritto come “quoziente di fillotassi 1/2”. In altre
piante, come il nocciolo, il rovo e il faggio, il passaggio da una
foglia all’altra comporta un terzo di giro (“quoziente di fillotassi
1/3”). Il melo, alcune querce e l’albicocco hanno foglie ogni 2/5 di
giro; il pero e il salice piangente ogni 3/8 di giro.
Si può notare che in tutti gli esempi il quoziente di fillotassi è ottenuto dividendo tra loro due numeri dellasuccessione di Fibonacci.
Il fatto che le foglie delle piante si dispongano seguendo uno schema
era noto ai tempi di Teofrasto (II secolo a.C.) e ne parla anche Plinio
il Vecchio (I secolo d.C.): entrambi si limitano a descrivere in modo
qualitativo il fenomeno. Leonardo da Vinci (1452-1519) aggiunse qualche
elemento quantitativo, indicando angoli di 2/5 di giro. Il primo a
scoprire (intuitivamente) il rapporto tra fillotassi e numeri di
Fibonacci fu Keplero. In seguito Charles Bonnet (1754) diede inizio al
vero e proprio e studio della fillotassi descrittiva osservando schemi
di allineamento spiraliforme nelle pigne d’abete e nell’ananas. La vera e
propria fillotassi matematica inizia nel XIX secolo quando alcuni
studiosi scoprirono la regola generale secondo cui i quozienti di
fillotassi si possono esprimere come quozienti dei numeri di Fibonacci.
Per capire come le foglie si dispongono secondo schemi basati su tali
numeri bisogna sapere che la crescita delle piante avviene in
corrispondenza dell’apice conico del fusto, dove vi è un tessuto giovane
chiamato “meristema”. Le foglie si succedono nel fusto lungo una
stretta spirale, chiamata “spirale vegetativa”.
Così in molte specie vegetali, prime fra tutte le Astaracee (girasoli, margherite, ecc.), il numero dei petali di ogni fiore è di solito un numero di Fibonacci, come 5, 13, 55 o perfino 377, come nel caso della diaccola. Sulla testa di un tipico girasole, per esempio, il numero delle spirali rientra molto spesso in questo schema: 89 spirali che si irradiano ripide in senso orario; 55 che si muovono in senso antiorario e 34
che si muovono in senso orario ma meno ripido. Il più grande
girasole che si sia mai conosciuto aveva 144, 89 e 55 spirali. Le
brattee delle pigne si dispongono in due serie di spirali dal ramo
verso l'esterno - una in senso orario e l'altra in senso antiorario. Uno
studio di oltre 4000 pigne di dieci specie di pino rivelò che oltre
il 98 per cento di esse conteneva un numero di Fibonacci nelle
spirali che si diramavano in ogni direzione. Inoltre, i due numeri
erano adiacenti, o adiacenti saltandone uno, nella sequenza di
Fibonacci - per esempio 8 spirali in un senso e 13 nell'altro, o 8
spirali in un senso e 21 nell'altro. Le scaglie degli ananas presentano
un'aderenza ancora più costante ai fenomeni di Fibonacci: non una sola eccezione fu trovata in un test compiuto su 2000 ananas. I numeri di Fibonacci si trovano anche nella fillotassi, l'ordinamento delle foglie su un gambo.
Fu
Keplero a rilevare che su molti tipi di alberi le foglie sono
allineate secondo uno schema che comprende due numeri di Fibonacci.
Partendo da una foglia qualunque, dopo uno, due, tre o cinque giri
dalla spirale si trova sempre una foglia allineata con la prima e a
seconda delle specie, questa sarà la seconda, la terza, la quinta,
l'ottava o la tredicesima foglia. In botanica, la disposizione a
frattali degli elementi che compongono le foglie degli alberi, seguono
un diagramma logaritmico analogo ai suoni emessi da un monocordo. A
dimostrazione di tale tesi, lo studioso svizzero Hans Kayser pubblicò ,
nel 1943, un testo di ben 324 pagine per comprovare l'esattezza di
tale affermazione, sia dal punto di vista culturale che matematico. Se
si osservano alcuni fiori o piante, si può notare
come le foglie/petali si dispongano tra loro secondo un angolo (angolo aureo, ossia quell’angolo che ha un “rapporto aureo” con l’angolo giro)
costante di circa 137°.
Tutti i pianeti interni distano dal Sole nelle proporzioni della successione (Sole 1, Mercurio 1, Venere 2, Terra 3, Marte 5); e quelli esterni distano ugualmente da Giove (Giove 1, Saturno 1, Urano 2, Nettuno 3, Plutone 5);
mentre la distanza fra Marte e Giove (confini dei due blocchi) è pari
ad un decimo di quella fra il Sole ed il decimo e ultimo più importante
corpo astrale del Sistema Solare: Plutone. Il perché di tutto questo è
tuttora indimostrato, non potendo certo esser frutto di stocastica
cosmica.Il fatto che tra Marte e Giove
"i conti non tornino" è noto ormai da più di due secoli, ossia da
quando due simpatici astronomi tedeschi elaborarono una legge che
governa la distanza di ciascun pianeta dal Sole. Senza scomodare troppo formule matematiche e costanti di Gauss è sufficiente dire che la legge di Titius-Bode afferma che ciascun pianeta occupa una distanza media dal Sole pari (circa) alla somma della distanza dei due pianeti che lo precedono. Quando
la legge fu formulata si conoscevano solo i primi 6 pianeti del Sistema
Solare e da subito si vide che mancava qualcosa. Per capirci queste
sono le distanze effetive in UA (1 Unità Astronomica = 1,496 x 1011 m) che si discostano di poco da quelle calcolate con la legge:
Mercurio 0,39
Venere 0,72
Terra 1,00
Marte 1,52
Giove 5,20
Saturno 9,54
Urano 19,20
Nettuno 30,10
Plutone 39,50
Eris 67,70 <----- pianeta "X" (Nibiru)
Semplicemente osservando la tabella si possono notare un paio di cosette interessanti:
c'è un gap vistoso tra Marte e Gioveche viene colmato dalla cintura di asteroidi che li separa (di cui Cerere è il più massiccio) e che si trova a 2,77 UA dal Sole;
Plutone non segue la legge e questo sembra perchè i pianeti più esterni non godano di orbite stabili nel lungo periodo
Si è notato che la maggior parte delle galassie visibili siano galassie a spirale.
Perché tante galassie hanno questa forma? Galassie a spirale come la
Via Lattea consistono in un disco sottile composto da gas, polvere
interstellare e stelle. L'intero disco ruota intorno al centro
galattico,in prossimità del sole la velocità orbitale è intorno ai 220 chilometri al secondo.
Le galassie a spirale hanno braccia arcuate che iniziano dal centro
galattico estendendosi verso l'esterno del disco. Perciò la prima
domanda che ci si pone è: come hanno fatto a mantenere per lunghi
periodi la loro forma a spirale? Poiché le parti interne ruotano più in
fretta di quelle esterne,qualunque schema generale che abbia " per
supporto" il disco stesso tenderebbe a essere cancellato da tale
rotazione. L'agente che deflette il movimento delle stelle e delle nubi
di gas e genera onde spirali di densità è la forza di gravità, generata
dal fatto che la distribuzione della materia nella galassia non è
perfettamente simmetrico. Secondo la scienza ufficialeciò è
dovuto alla legge universale di gravitazione scoperta da Newton in cui
ogni massa attrae un'altra massa con una forza inversamente
proporzionale al quadrato della loro distanza.
« Si
ritiene che in qualche modo i frattali abbiano delle corrispondenze con
la struttura della mente umana, è per questo che la gente li trova così
familiari. Questa familiarità è ancora un mistero e più si
approfondisce l'argomento più il mistero aumenta » Benoit Mandelbrot
Così Mandelbrot nel suo libro The Fractal Geometry of Naturedescrive l'inadeguatezza della geometria euclidea nella descrizione della
natura. Mandelbrot è il padre fondatore della teoria dei frattali e inventore del
famoso insieme che porta il suo nome. La definizione più semplice e intuitiva lo descrive come una figura
geometrica in cui un motivo identico si ripete su scala continuamente
ridotta. Questo significa che ingrandendo la figura si otterranno forme
ricorrenti e ad ogni ingrandimento essa rivelerà nuovi dettagli.
Contrariamente a qualsiasi altra figura geometrica un frattale invece di
perdere dettaglio quando è ingrandito, si arricchisce di nuovi particolari.
Prendiamo
un’immagine di nuvole: esse sono fatte di grandi cumuli costituiti di
molte protuberanze, a loro volta contenenti rigonfiamenti più piccoli,
fatti di altri rigonfiamenti, e così via, fino alle dimensioni più
piccole che si è in grado di vedere. In
realtà, da una fotografia che mostra solo nuvole non è possibile
ricavare le dimensioni delle nuvole stesse senza rifarsi ad informazioni
addizionali. La caratteristica più appariscente della forma delle nuvole è la struttura fortemente irregolare,
“interrotta”. Le nuvole, dunque, sono esempi di oggetti geometrici non
convenzionali. La matematica amava le forme semplici: le linee rette, i
quadrati, i poligoni regolari (pentagono, esagono, ottagono), le
circonferenze e le parabole, sfere, cubi, cerchi. In natura, al contrario, le figure regolari sono in realtà delle pure eccezioni.
Dove di si trova un cubo, o una sfera perfetta? Gli alberi, le nubi, le
felci, i cavolfiori, i fulmini, le montagne e le rocce, le coste, tutto
appare irregolare, spigoloso, frammentato. Lo spiegò assai bene Benoit B. Mandelbrot quando indicava tale incapacità della geometria di fronte al gioco della natura:
“Perché
la geometria viene spesso descritta come fredda e arida? Una delle
ragioni sta nella sua incapacità di descrivere la forma di una nuvola,
di una montagna, di una linea di costa. Le nuvole non sono sfere, le
montagne non sono coni, le linee di costa non sono cerchi e la corteccia
non è piana, e neppure la luce si propaga in linea retta”.
Una delle figure più importanti è
l'albero di Pitagora la cui costruzione è basata sul sistema binario.
Un quadrato ha un lato in comune con un triangolo rettangolo isoscele, che
a sua volta ha gli altri due lati in comune con altri due quadrati e così
via. La somma delle aree dei due quadrati più piccoli, per il teorema di
Pitagora, è uguale all'area del quadrato iniziale e così anche le aree dei
quadrati che si formano nei passaggi successivi, sommate, daranno l'area
del primo quadrato. Si può avere un albero asimmetrico semplicemente
costruendo un triangolo rettangolo qualsiasi sul lato del primo quadrato. La forma avvolta non è altro che una spirale logaritmica.
Un frattale, molto simile per costruzione al
l' albero di Barnsley è l'albero aureo. Nell'albero di Barnsley per ottenere la chioma dell'albero si usano due similitudini con coefficiente di omotetia k=0,6 ed angolo di rotazione pari a 60°. Il risultato può variare leggermente a seconda dei coefficienti usati. Si potrebbe voler ottimizzare il coefficiente di omotetia in
modo da rendere l'albero il più frondoso possibile, senza però
sovrapposizioni delle foglie. Nel mondo vegetale, il problema della
disposizione delle foglie nel modo più efficiente possibile è risolto
ponendo le foglie lungo delle spirali. Queste spirali sono legate alla
successione di Fibonacci e quindi alla sezione aurea. Di conseguenza non
stupisce scoprire che il coefficiente di omotetia necessario è pari a k=0,618 ovvero 1/phi dove phi=1,618 è la sezione aurea. La dimostrazione rigorosa è contenuta nel libro La sezione aurea di Mario Livio.
E’ da queste considerazioni che nasce la geometria frattale che trova nell’opera di Mandelbrot la coniazione del termine frattale (fractal in inglese), derivato dal latino fractus che vuol dire, appunto, frammentato, irregolare.
La natura si auto-organizza secondo il modello frattale probabilmente
perché questo modello è più funzionale alla sopravvivenza della natura
stessa migliorando l'efficienza del sistema (dell'insieme strutturato
degli elementi). I frattali realizzerebbero quindi l'ottimizzazione del sistema nel processo evolutivo.
Per lo stesso motivo l'organizzazione frattale si riscontra anche in
altri fenomeni spontanei: è elaborata spontaneamente nei sistemi sociali
ed economici e anche, come è stato studiato recentemente,
nell'organizzazione delle connessioni delle reti di Internet, della
fisica dei materiali e del cosmo.
Considerato uno dei pensatori più dinamici dei nostri tempi, Dan Winter,
di origine americana, è accademico, fisico, autore, maestro animatore,
inventore rispettato a livello internazionale, e una della principali
autorità in materia di Geometria Sacra e della Natura scientifica della
Coscienza. Dan Winter si pone ai confini della scienza e usa i suoi
insegnamenti per ispirare altri a dare uno sguardo nuovo ai sistemi di
credenze personali, al proprio ambiente, alla propria salute e allo
sviluppo della coscienza individuale. Il ricercatore Daniel Winter sostiene che la
materia è formata da dei vortici, piccoli tornado nell'Etere
simil-fluido che sono i mattoni fondamentali che costituiscono appunto
la materia. I vortici nell'Etere sono come dei piccoli mulinelli in
un fiume. L'Etere crea i vortici di energia spiraleggiante nell'oceano
di Etere, il nostro Universo.
Quando due di questi vortici (spirali) si uniscono formano un Toroide.
Il Toroide è il flusso perfetto naturale per creare un'entità
apparentemente separata nell'Etere senza forma, abbastanza stabile per
durare. I Toroidi eterici individuali possono essere incorporati tra
loro, e lo possono fare grazie all'allineamento dei coni del vortice
con i solidi Platonici. Questo processo può andare avanti all'infinito,
creando solidi Platonici perfettamente annidati tra loro, cioè si crea
un frattale, uno schema geometrico ripetitivo. L'annidamento dei
solidi Platonici crea i gusci degli elettroni dell'atomo, prende forma
geometrica da una energia senza forma, creando l'illusione delle
particelle separate dette elettroni e delle particelle che compongono
il nucleo. Si crea così la materia come la conosciamo ora. La materia è un flusso stabile che emerge dall'Etere. Altro modo di guardare la forma Toroidale è come forma che può essere descritta perfettamente da un set di spirali Phi.
Ogni spirale Phi è una serie di pure onde sinusoidali. La spirale Phi è
prodotta da una serie di armoniche con la lunghezza d'onda che si
conforma alla versione Aurea della sequenza di Fibonacci.
Quando queste spirali Phi circondano i Toroidi si incontrano e
interferiscono . Come risultato dell'interferenza si creano due
ulteriori onde. Le nuove onde avranno lunghezza d'onda ancora nella
serie di Fibonacci. Questo permette all'interferenza di non essere
distruttiva, perché risulterà in altre armoniche nella serie di
Fibonacci.
La bobina di Tesla è un dispositivo elettrico a trasformatore risonante costruito da Nikola Tesla. È in grado di generare veri e propri fulmini, del tutto simili a quelli di origine atmosferica, anche se di entità ridotta. È un tipo di trasformatore risonante che consiste in due o anche tre circuiti elettrici
accoppiati risonanti. Tesla sperimentò una grande varietà di bobine e
configurazioni. Le usò per condurre innovativi esperimenti sulla luce
elettrica, fluorescenza, raggi X, fenomeni di corrente alternata ad alta frequenza, elettroterapia,
trasmissione di segnali elettrici e di energia elettrica senza fili.
Gli schemi dei primi modelli sono differenti da quelli più recenti. Una
particolarità di questa bobina è quella di riuscire ad accendere i tubi
fluorescenti senza che questi siano collegati ad alcun impianto
elettrico: è infatti sufficiente avvicinare il tubo alla bobina per
vederlo accendersi. Circuiti contenenti bobine di Tesla furono usati
commercialmente nei trasmettitori radio a spinterometro per la telegrafia senza fili fino al 1920. Bobine di Tesla modificate sono ancora oggi usate come spinterometro per lampade a scarica usate per l'illuminazione. Sebbene esistano altri spinterometri, il progetto dell'originale spinterometro di Tesla è meno costoso, e facilmente realizzabile.
L'energia fluisce da una estremità, circola attorno al centro e fuoriesce dall'altra parte. È bilanciata, si autoragola, è sempre integra. Puoi vederla ovunque, negli atomi, nelle cellule, nei semi, nei fiori, negli alberi, negli animali, negli umani, negli uragani, nei pianeti, nelle stelle, nelle galassie e persino nell'intero cosmo. Lo scienziato e filosofo Arthur Young, ha spiegato che un toroide è l'unico modello di energia o dinamica, che può autosostenersi ed è fatto della stessa sostanza che lo circonda, come un tornado, un anello di fumo nell'aria o un vortice nell'acqua. Evoluzione significa sviluppo, dispiegamento. Che cosa sviluppa l'universo? Sistemi auto-organizzanti e cioè visibili ad ogni scala. È un sistema capace di organizzare se stesso. In natura troviamo queste forme auto-organizzanti ovunque: nella sezione trasversale di un'arancia o in quella di una mela; nella natura dinamica di un tornado o ancora nel campo elettromagnetico intorno alla terra, o nell'analogo campo elettromagnetico che circonda l'essere umano così come nella struttura di un'intera galassia a spirale o di un atomo. L'universo ha manifestato a tutte le scale un unico progetto: sviluppare tori. In fisica delle particelle la forma del toroide è nota per fornire un miglior ambiente all'interno del quale accelerare le particelle. La geometria toroidale è interessante come spazio per accumulare l' energia dei magneti, perchè si traduce in piccoli campi magnetici esterni. La Russia fu la prima a mettere in pratica questa idea con l'acceleratore Tokamak. L'Europa e gli Stati Uniti hanno ottimizzato il modello russo per eseguire esperimenti di fisica del plasma. Questi dispositivi funzionano secondo il principio della fusione, la tecnica utilizzata dal sole e dalle stelle per produrre un'enorme quantità di energia. Le galassie hanno una forma toroidale in cui i buchi bianchi "white holes" rilasciano energia, mentre i buchi neri "black holes" la risucchiano al loro interno. L'intero universo sembra avere la forma di un toroide. In questa prospettiva, poichè il campo unificato è un campo di energia e di coscienza e coscienza ed energia sono intimamente correlate la coscienza stessa si espande secondo questa forma. La coscienza universale ha quindi una geometria! La forma geometrica utilizzata per descrivere la natura auto-riflessiva della coscienza è il toro. Il toroide consente a un vortice di energia di scorrere verso l'esterno per poi ritornare all'interno del vortice. Così l'energia di un toroide si rigenera continuamente e allo stesso tempo si espande autoriflettendosi su se stessa.
«
Mi limitai ad annuire. Wil aveva riassunto con precisione le mie
esperienze. «Cerca di assimilare completmente la Quarta illuminazione», riprese. «
Vedi come si integra con tutto ciò che sai già. La terza Illuminazione
ti ha mostrato che in realtà il mondo fisico è un vasto sistema di
energia. E ora la Quarta mette in rilievo che per lungo tempo noi esseri
umani siamo stati inconsapevolemnte in competizione per l'unica parte
di tale energia a cui abbiamo accesso, e cioè quella che scorre tra le
persone. Ecco ciò che è sempre stato alla base di tutti i conflitti
umani, dalle piccole liti in famiglia e sul lavoro alle guerre fra le
nazioni. E' dovuto al fatto di sentirsi deboli e insicuri, e di dover
rubare l'energia di qualcun altro per potersi sentire bene. » [♒♒♒]
Presi la piccola torcia che Wil teneva sul cruscotto e nei successivi
venti minuti lessi il breve documento. Capire la Quarta Illuminazione
voleva dire considerare il mondo come un vasto luogo in competizione per
l'energia e quindi per il potere. Ma non appena noi esser umani
avessimo compreso tale lotta, proseguiva il Manoscritto, saremmo
riusciti a superare il conflitto. Ci saremmo liberati della lotta per il
possesso dell'energia... perchè saremmo finalmente stati capaci di
riceverla da un'altra fonte. Guardai Wil. «Qual è l'altra fonte?» gli chiesi. Sorrise senza rispondere. Tratto da: La Profezia di Celestino di James Radfield