martedì 10 aprile 2012

Energia punto 0: la spirale energetica della vita




Cinquanta anni fa moriva l'autore di quello che è probabilmente il più famoso esperimento mentale della storia della scienza. Si parla di Erwin Schrödinger, uno dei fondatori della meccanica quantistica, ricordato (anche da chi di fisica si occupa solo distrattamente) per il suo celebre gatto. Ma andiamo con ordine, perché Schrödinger, nato a Vienna nel 1887, ha dato un contributo ben più grande alla fisica del Ventesimo secolo. Studiò fisica tra l'Austria, la Germania e la Svizzera, durante quei primi gloriosi anni del Novecento in cui Max Planck e Albert Einstein rivoluzionavano la fisica, introducendo l'uno la meccanica quantistica per spiegare il mondo a livello subatomico, e l'altro la relatività che trasformava per sempre i concetti di spazio e tempo. Schrödinger diventò ben presto uno degli alfieri della nuova teoria quantistica. Nel 1926 le diede quello che rimane il suo contributo più importante. Due anni prima, un fisico francese di nome Louis de Broglie aveva suggerito che gli elettroni, proprio come la luce, si comportassero contemporaneamente come particelle e come onde, un’ipotesi confermata presto dallo storico esperimento della “doppia fenditura”, che mostra come un fascio di elettroni subisca diffrazione quando passa attraverso una fenditura. Ne seguiva un problema: è possibile localizzare con precisione un elettrone all'interno di quest'onda? Un altro pioniere della meccanica quantistica, il tedesco Werner Heisenberg, aveva spiegato di no, con il principio di indeterminazione: l'intervento di un osservatore altera di per sé lo stato della particella/onda, per cui se ne può dimostrare solo la posizione o la velocità, ma non tutte e due con una sola osservazione.


Partendo dal lavoro di de Broglie e di Heisenberg, Schrödinger scrisse la sua fondamentale equazione che permette di stabilire la probabilità di trovare un elettrone in una certa regione dello spazio attorno al nucleo dell'atomo. Quell' equazione, che in sostanza descrive gli orbitali, le “nuvole di probabilità” attorno al nucleo dell'atomo in cui si trovano gli elettroni, doveva rimanere uno dei pilastri della nuova scienza della materia che era la meccanica quantistica. Le sovrapposizioni coerenti di stati di due o più sistemi, detti stati entangled o stati con entanglement, ricoprono un ruolo fondamentale nella fisica quantistica, specie nei nuovi campi dell'informazione e della computazione quantistica. L'utilizzo dei termini inglesi è dovuto al fatto che una corretta traduzione in italiano non esiste, si potrebbe usare il termine allacciamento.

 L'entanglement, introdotto da Schrödinger nel 1935, è una speciale forma di correlazione quantistica tra due sistemi fisici che si manifesta quando si effettuano delle misure. Sebbene il risultato della misura sia casuale, è certo che i risultati ottenuti nella misura di ciascun sistema sono uguali. È come se, avendo due mazzi di carte distinti, si chiedesse a qualcuno di estrarre una carta a caso da ciascun mazzo: mentre il valore della singola carta estratta è completamente casuale, è certo che le due carte sono tra loro uguali: i sistemi (massimamente) entangled sono perfettamente correlati nella misura di certe proprietà. L'entanglement esiste in linea di principio anche quando i due sistemi vengono portati a grandi distanze (a questo proposito si parla di non località della meccanica quantistica). Albert Einstein non accettò queste bizzarrie definendo l'entanglement: "una temibile azione a distanza", nel senso che la misura su uno dei due sistemi modifica istantaneamente anche l'altro. Questo, secondo la Teoria della relatività, non può avvenire esistendo una velocità limite, quella della luce, uguale per tutti i sistemi di riferimento. Oggi sappiamo che l'entanglement è qualcosa che esiste realmente in Natura, come mostrato in vari esperimenti. Il più recente, del gruppo di Anton Zeilinger, ha mostrato la creazione di una coppia di fotoni entangled distanti 144 km: Entangled photon pairs over 144 km. Notevole poi è l'esperimento del gruppo di Innsbruck guidato da Rainer Blatt dove è stato creato uno stato entangled di 8 ioni intrappolati per mezzo di campi elettromagnetici: Quantum Optics and Spectroscopy Group.





 Il gatto, quello, sarebbe arrivato qualche anno più tardi: nel 1935, dopo uno scambio di lettere con Albert Einstein in cui Schrödinger si congratulava per la formulazione del problema EPR (Einstein-Podolsky-Rosen). Un paradosso con cui Einstein, che della meccanica quantistica non era davvero un appassionato, intendeva dimostrare che quella teoria non poteva ritenersi completa perché dava luogo a conseguenze paradossali, come la propagazione istantanea di un effetto da un punto a un altro, in barba al principio per cui nulla può viaggiare a velocità maggiore della luce. Schrödinger rispose con un paradosso ancora più fantasioso.



Si immagini di mettere un gatto in una scatola, assieme a un atomo radioattivo. Se l'atomo decade, un contatore geyger presente nella scatola rileva il cambiamento del livello di radioattività, mettendo in azione un martello che colpisce e rompe una fiala di gas tossico. Il gatto muore. Però, fino a quando l'osservatore non apre la scatola, perturbando il sistema e determinando lo stato dell'atomo, la funzione d'onda dell'atomo stesso si trova in due stati sovrapposti, decaduto e non decaduto. E allora anche il gatto deve trovarsi in una sovrapposizione di stati, morto e vivo allo stesso tempo. Per il suo autore, che non pensò mai che un gatto potesse davvero essere morto e vivo allo stesso tempo, questo paradosso voleva essere una discussione di una particolare interpretazione della meccanica quantistica, la cosiddetta interpretazione di Copenhagen. Ma nell'immaginario collettivo il gatto di Schrödinger ha finito per simboleggiare la stranezza irriducibile della meccanica quantistica rispetto alla nostra esperienza quotidiana.






« Si possono anche costruire casi del tutto burleschi. Si rinchiuda un gatto in una scatola d’acciaio insieme alla seguente macchina infernale (che occorre proteggere dalla possibilità d’essere afferrata direttamente dal gatto): in un contatore Geiger si trova una minuscola porzione di sostanza radioattiva, così poca che nel corso di un’ora forse uno dei suoi atomi si disintegrerà, ma anche, in modo parimenti probabile, nessuno; se l'evento si verifica il contatore lo segnala e aziona un relais di un martelletto che rompe una fiala con del cianuro. Dopo avere lasciato indisturbato questo intero sistema per un’ora, si direbbe che il gatto è ancora vivo se nel frattempo nessun atomo si fosse disintegrato, mentre la prima disintegrazione atomica lo avrebbe avvelenato. La funzione \Psi dell’intero sistema porta ad affermare che in essa il gatto vivo e il gatto morto non sono stati puri, ma miscelati con uguale peso. » Erwin Schrödinger



«Mi chiamarono pazzo nel 1896 quando annunciai la scoperta di raggi cosmici. Ripetutamente si presero gioco di me e poi, anni dopo, hanno visto che avevo ragione. Ora presumo che la storia si ripeterà quando affermo che ho scoperto una fonte di energia finora sconosciuta, un'energia senza limiti, che può essere incanalata.» Nikola Tesla

Con il termine "tachione" la fisica identifica una particella ritenuta teorica, in grado di viaggiare ad una velocità maggiore di quella della luce: superluminare. Alla fine dell' 800, Nikola Tesla notò durante un'eclissi di sole il verificarsi di fenomeni antigravitazionali: approfondendo questa ricerca scoprì un campo di energia che brevettò con il nome di "energia cosmica", "etere cosmico", in quanto tutto l'universo ne è immerso.

http://www.youtube.com/watch?v=3vV8b5UIhmc
 Nel corso del XX secolo numerosi scienziati hanno approfondito le loro ricerche su questo campo di energia: il "Campo di Feinberg" o "Tachionico", così chiamato dal fisico Feinberg che ne espose una sua teoria nel 1966. Lo spazio non è vuoto, ma immerso in un campo energetico molto concentrato, composto di queste particelle teoriche che si muovono più velocemente della luce e che costituiscono una fonte di energia libera situata al di fuori del campo elettromagnetico, indipendentemente dalla luce e dal sole. E' un'energia primaria che crea e mantiene l'ordine nel caos della materia. L'utilizzo del campo tachionico di alta intensità introdurrà la terza rivoluzione energetica, ha dichiarato recentemente lo scienziato tedesco Hans Nieper. L'energia tachionica in quanto energia a "punto zero" (zero point energy), non ha particolare polarità o frequenza e può essere applicata a tutto lo spettro multidimensionale dalle energie. Il "punto zero" rappresenta lo stato potenziale ottimale, l'equilibrio ideale o omeostasi. Il campo tachionico, in sintesi, costituisce una fonte inesauribile di energia che può essere utilizzata a beneficio degli esseri viventi. Per avere un corpo in salute e perfettamente equilibrato nelle sue funzioni dovremmo riuscire a mantenerci aperti a questo flusso di energia tachionica. Sappiamo tutti di essere circondati da molteplici fonti di onde elettromagnetiche inquinanti di provenienza diversa, dai cellulari ai computer, dai televisori agli elettrodomestici. Questo "avvelenamento" invisibile dovrebbe essere evitato il più possibile. I tachioni compaiono in molte versioni della teoria delle stringhe. In generale la teoria delle stringhe dice che ciò che vediamo come "particelle" (elettroni, fotoni, gravitoni e così via) sono in realtà diversi modi di vibrare delle stesse strutture fondamentali, le stringhe. La massa di una particella può essere dedotta dalle vibrazioni della stringa: come dire che la massa dipende dalla "nota" suonata dalla stringa. I tachioni appaiono spesso nello spettro dei possibili stati delle stringhe, nel senso che alcuni stati hanno massa immaginaria; un esempio è lo stato fondamentale della stringa bosonica. La teoria della relatività generale afferma infatti che lo spazio-tempo viene più o meno curvato dalla presenza di una massa; un'altra massa più piccola si muove allora come effetto di tale curvatura.

 



In fisica il fotone (dal greco φῶς gen. φωτός "phòs, photòs" che significa luce) è secondo il modello standard una particella elementare, quanto della radiazione elettromagnetica e mediatore dell'interazione elettromagnetica. Avente massa a riposo nulla, il fotone determina l'azione dell'interazione elettromagnetica a grande distanza, ciò che rende la propagazione del campo elettromagnetico osservabile su scala macroscopica. Come per tutte le particelle elementari, la meccanica quantistica ne mostra il dualismo onda-particella e ne determina le proprietà intrinseche, quali carica elettrica, massa invariante e spin intero. Il termine "fotone" fu coniato dal chimico statunitense Gilbert Newton Lewis nel 1926 per definire quelli che da Planck erano stati chiamati quanti, in riferimento alla sua ipotesi secondo la quale l'energia fosse trasportata dalla radiazione elettromagnetica in pacchetti discreti. La moderna concezione di fotone fu gradualmente sviluppata da Albert Einstein per spiegare osservazioni sperimentali (come l'effetto fotoelettrico) che non si accordavano con il classico modello ondulatorio della luce.




Quando si parla di “vuoto”, comunemente si pensa ad un recipiente dal cui interno è stata estratta tutta la materia, in altre parole di cui si è diminuito il contenuto di massa. Considerando l’equazione E = Mc^2, che mette in relazione la massa M con l’energia E, si può anche dire che nel contenitore è stata ridotta l’energia. Secondo la fisica classica ottenere il vuoto significa togliere realmente tutta l’energia, in qualunque forma essa appaia. Quindi, dal momento che anche la luce possiede energia, per avere un vero vuoto non ci dovrebbero essere neanche fotoni: il vuoto dovrebbe essere necessariamente “buio”. Considerando il contenitore Universo, il suo stato fondamentale sarebbe, pertanto, un vuoto in cui nemmeno noi dovremmo esserci. Nella fisica moderna il vuoto è ben lontano dall'essere realmente vuoto. Mettiamo da parte tutte le particelle e onde elettromagnetiche che costituiscono la nostra realtà e avremo una zona di spazio apparentemente vuota allo zero assoluto. In realtà questo 'vuoto' pullula di energia e coppie di particelle (tipo elettrone-positrone o particella-antiparticella) queste nella loro totalità danno vita a: il campo del punto zero elettromagnetico, il campo del punto zero delle interazioni deboli e forti e il mare delle coppie di particelle negative di Paul Dirac. Tutte queste energie messe insieme formano il vuoto quantistico (che in realtà è pieno!) o campo del punto zero. Lo ZPF è una ipotesi sviluppata per primo da Max Planck nel 1911. Nel 1947 Willis Lamb, in un famoso esperimento, dimostrò direttamente gli effetti dello ZPF e disse:"è una prova che il vuoto non esiste". In particolare la densità di tale energia del punto zero è pari a 10^13 joules per centimetro cubo! Tale energia sarebbe sufficiente a far evaporare tutti gli oceani della terra in un attimo!  

L'effetto Casimir predetto nell'anno successivo e verificato in laboratorio è un'altra diretta dimastrazione della realtà dello ZP. Ancora non è ben conosciuta, ma sembra che rivesta un ruolo fondamentale sul piano cosmico e non solo. L'energia della fluttuazione del vuoto è quantizzata, ovvero non è distribuita in maniera continua, ma in quanti, pacchetti discreti. I quanti di energia hanno la possibilità di creare coppie di elettroni e positroni (le antiparticelle degli elettroni, quindi di carica positiva) che, dopo aver vissuto un’”esistenza” per tempi brevissimi, si annichiliscono a vicenda, riformando il quanto di energia che li aveva generati.

 



«L’uomo potrebbe modificare la massa di questo pianeta, controllare le stagioni, modificare la sua distanza dal sole, guidarlo sul suo viaggio eterno lungo ogni percorso che decida di scegliere, attraverso la profondità dell'universo.» Nikola Tesla

Immaginatevi un oscillatore, tipo un pendolo. Se non date un pò di energia al pendolo per farlo partire resterà sempre fermo, questa è una cosa molto logica nel nostro mondo, il mondo macroscopico. Nel mondo microscopico delle particelle le regole sono diverse e sfidano quella che è la nostra logica quotidiana, l'insieme di queste regole viene chiamato meccanica quantistica. Il principio di indeterminazione quantistica di Heisenberg vieta il fatto che il pendolo rimanga in uno stato ben definito, stare fermo è uno stato ben definito e quindi è impossibile che rimanga completamente fermo. C'è sempre un minimo di energia che non si può eliminare proprio a causa delle leggi quantistiche. Come il pendolo, la luce e le altre forme di energia elettromagnetica consistono in oscillazioni, oscillazioni di campi elettrici e magnetici. Ogni direzione, ogni frequenza e ogni stato di polarizzazione del campo elettromagnetico hanno un minimo di energia grazie al principio di indeterminazione. Mettendo insieme tutti questi modi del campo abbiamo il campo del punto zero, ossia l'insieme di tutte le fluttuazioni energetiche elettromagnetiche.



La fisica quantistica quindi predice l'esistenza di un mare sottostante di energia del punto zero in ogni punto dell'universo. Questo mare di energia non è da confondere con la radiazione cosmica di background ma è l'essenza stessa del vuoto quantistico elettromagnetico, e cioè lo stato base di quello che altrimenti sarebbe il vuoto assoluto. Questa energia è cosi immensa che, sebbene sia una inevitabile conseguenza della meccanica quantistica, viene ignorata dalla maggior parte dei fisici ed eliminata dai calcoli e dalle formule. Una minoranza dei fisici accetta la realtà di questa energia (atteggiamento umile di chi vuole indagare realmente!) che noi non possiamo avvertire direttamente perché è uguale (isotropa) in ogni punto dell'universo, anche nel nostro corpo e negli strumenti di misura. Dà questa prospettiva il mondo ordinario della materia e della energia è al di sopra di questo mare costituito dal vuoto quantistico. Per fare un esempio una nave galleggia sulla superficie del mare e non si accorge se sotto di essa ci sono 100 metri di profondità o 10000, non li avverte (a meno che non affondi!). Lo stesso vale per la nostra realtà quotidiana, non ci accorgiamo, con i metodi tradizionali, di questo mare di radiazione quantistica.


Tuttavia se si riuscisse a sfruttare questa ZPE si potrebbe ricavare energia dal vuoto e potrebbe avere infinite applicazioni. Ma anziché aggiungersi, le energie presenti si annullano come due onde di senso contrario messe in presenza una dell'altra. Sembra tuttavia possibile eliminare queste interferenze creando “zone di coerenza” dentro le quali l'energia è estratta con la polarizzazione locale di questo spazio energetico al livello del suo punto zero, cioè al punto di bilanciamento di tutte le polarità presenti. Alcuni pensano che la tecnologia extraterrestre sia fondata su quest'applicazione della fisica quantica: polarizzando leggermente il vuoto con un metodo ancora poco conosciuto ma basato sull'elettromagnetismo, si arriverebbe a recuperare un po' di energia che, una volta iniettata in un sistema di propulsione, gli permetterebbe di restituire continuamente più energia di quella che consuma; il sistema non avrebbe così bisogno di alcun combustibile per funzionare, non farebbe che “pompare” l'energia disponibile ovunque in modo permanente.

L'inerzia è descritta dal primo principio della dinamica, il principio di inerzia (o prima legge di Newton), che afferma che un corpo permane nel suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme a meno che non intervenga una forza esterna a modificare tale stato.

Il principio di equivalenza (fra inerzia e gravitazione) necessita di una uguale connessione fra la gravitazione e l'energia del punto zero. La teoria della relatività generale (GR d'ora in poi) spiega bene il movimento di un oggetto in caduta libera lungo una geodetica (la distanza più corta fra due punti in uno spazio tempo curvo), ma non provvede un meccanismo valido per generare una forza gravitazionale sugli oggetti quando questi sono forzati dal deviare da una geodetica. Per esempio un aereo che vola non segue la geodetica della curvatura spazio-temporale causata dalla massa terrestre, ma cosa è allora che continua a fargli percepire la forza di gravità?  E' stato scoperto che un oggetto sottoposto ad una accelerazione o posto in un campo gravitazionale (principio di equivalenza fra campo gravitazionale e accelerazione) sperimenterà lo stesso modello asimmetrico nel campo del punto zero dando origine ad una reazione di forza. Il peso che noi misuriamo quotidianamente, la forza di gravità stessa, potrebbe essere dovuto al campo del punto zero.





http://www.youtube.com/watch?v=x2_z8xv28rY
Spesso, si raffigura la situazione come una palla che deforma un telo elastico teso con il suo peso, mentre un'altra pallina viene accelerata da questa deformazione del piano ed in pratica attratta dalla prima. Questa è solo una semplificazione alle dimensioni raffigurabili, in quanto ad essere deformato è lo spazio-tempo e non solo le dimensioni spaziali, cosa impossibile da raffigurare e difficile da concepire. L'unica situazione che riusciamo a raffigurare correttamente è quella di un universo a una dimensione spaziale ed una temporale. Un qualunque punto materiale è rappresentato da una linea (linea di universo), non da un punto, che fornisce la sua posizione per ogni istante: il fatto che sia fermo o in moto farà solo cambiare l'inclinazione di questa retta. Ora pensiamo di curvare tale universo usando la terza dimensione: quello che prima era la retta che descriveva un punto, ora è diventata una superficie. Su una superficie curva non vale la geometria euclidea, in particolare è possibile tracciare un triangolo i cui angoli sommati non forniscono 180º ed è anche possibile procedere sempre nella stessa direzione, ritornando dopo un certo tempo al punto di partenza. La possibilità che il mare elettromagnetico del campo di punto zero sia la causa dell'inerzia e della gravità, apre la possibilità che in "futuro" inerzia e gravitazione siano manipolate!!



«L'uomo potrebbe portare in collisione i pianeti, potrebbe creare i soli e le stelle, il suo calore e luce, potrebbe originare la vita in tutte le sue forme infinite. Generare, a suo piacimento, la nascita e la morte della materia sarebbe il più grande atto dell'uomo che gli darebbe il dominio della creazione fisica, rendendo possibile la realizzazione del suo fine ultimo.»
Nikola Tesla




L'interazione frà il vuoto quantistico elettromagnetico (ZPF, campo del punto zero) e le particelle cariche fondamentali che costituiscono la materia: elettroni e quark. In questa ottica, che chiameremo la teoria dell'inerzia del vuoto quantico, la materia resiste all'accelerazione non a causa di una sua innata proprietà (spiegazione che tra l'altro ho sempre trovato oscura e inconcludente) ma perché il vuoto quantistico elettromagnetico produce una forza di resistenza proporzionale all'accelerazione. Per esempio pensate ad un elicottero che vola, esso sta immerso nel campo gravitazionale terrestre e percepisce quindi la forza di attrazione del campo. Ora la curvatura dello spazio-tempo nei pressi della terra (che è la rappresentazione della forza di gravità nella GR) non fa altro che attirare a se anche le onde elettromagnetiche del vuoto quantico le quali esercitano una pressione sull'elicottero nel "tentativo" di trascinarselo giù per la distanza più breve verso il centro della terra. Quella distanza più breve (che in pratica è perpendicolare alla superficie terrestre) non è altro che la geodetica. Ecco perchè l'elicottero sperimenta la forza peso! In pratica il vuoto elettromagnetico quantistico esiste nello spazio-tempo e se questo spazio-tempo è curvo lui deve seguire per forza la curvatura trascinandosi con se tutto! 


 


Alcuni ricercatori identificano l’etere cosmico (vuoto quantistico), un mezzo elastico e trasparente, ipotizzato, fino all’inizio del secolo XX, con "l'orgone", come supporto per la propagazione delle onde luminose e per la trasmissione a distanza di forze come quella gravitazionale. L’ipotesi dell’etere, nel mondo della fisica tradizionale, fu abbandonata dopo l’esperienza di Michelson e Morley e con l’elaborazione della teoria della relatività.


«La teoria della relatività è come un mendicante vestito color porpora che la gente ignorante scambia per un re
Nikola Tesla


Orgone è il termine coniato dallo psichiatra e psicoanalista Wilhelm Reich (1897-1957) per definire una ipotetica forma di energia che descrisse in alcuni esperimenti pubblicati alla fine degli anni trenta. Reich affermò che l'energia dell'orgone (o energia orgonica) permeava tutto lo spazio, era di colore blu e che certe forme di malattia erano la conseguenza dell'impoverimento o del blocco dell'energia all'interno del corpo. Secondo Reich, la libido, espressione fondamentale degli organismi viventi, è strettamente legata al sistema neurovegetativo ed è una manifestazione specifica di ciò che Reich definisce “orgone”, un’energia che pervade la natura. L’orgone può essere misurato ed adoperato con fini terapeutici, per i quali lo psicanalista aveva messo a punto appositi “accumulatori orgonici”. Wilhelm Reich affermò che l'Energia Orgonica permeava tutto lo spazio, era di colore blu e che certe forme di malattia erano la conseguenza dell'impoverimento o del blocco dell'Energia Orgonica all'interno del corpo. (Per correttezza, va detto che la teoria dell'Orgone fu considerata inattendibile da una parte della comunità scientifica in quanto ritenuta incompatibile con le conoscenze scientifiche dell'epoca e priva di conferme sperimentali). Concetti simili all'Orgone sono: Forza Vitale, Elan Vital, Prana, Ki, Corpo Sottile, Corpo Eterico, Forza Odica, Magnetismo Animale e molti altri.






http://universoolografico.forumfree.it/?t=53506569
W. Reich giunse alla scoperta dell'Energia Orgonica soprattutto grazie ai suoi studi clinici in ambito psicoanalitico che prendevano avvio dalla teoria della libido sessuale freudiana. W. Reich, cercando una spiegazione per l'origine delle malattie psichiche, ritenne inizialmente che esse fossero dovute a fattori fisici. In seguito si convinse dell'esistenza di una dualità materia/energia, una forza di natura fino a quel momento sconosciuta, che ritenne essere la base della vita, arrivando in seguito a supporre che le malattie psichiche fossero una patologia di tipo "energetico". Egli battezzò questa forma di energia: Orgone, in quanto ipotizzò una correlazione funzionale tra il fluire dell'energia nel corpo umano e l'orgasmo sessuale (da cui appunto deriva il termine "orgone", ovvero: Organismo + Orgasmo = Orgone). Wilhelm Reich dopo aver scoperto le proprietà di quest'energia, sviluppò numerose applicazioni per curare i suoi pazienti, disinquinare l'atmosfera, eliminare le siccità e far piovere nel deserto! Esistono vari aspetti dell'Energia Orgonica, essa è la fonte di vita di ogni essere vivente ed il nostro organismo ha un'interazione profonda con l'Orgone (emozioni, sensazioni...).


«L'amore, il lavoro e la conoscenza sono le fonti della nostra vita. Lasciamo anche che la governino.» Wilhelm Reich


L'energia orgonica è l'energia vitale cosmica, la forza creativa fondamentale. Essa si differenzia da tutte le altre energie conosciute, che derivano dalla materia e che sono pertanto definite energie secondarie: elettrica, magnetica, nucleare, ecc. La scienza classica conosce solo queste ultime forme di energia e considera l'atomo come il costituente base della natura, mentre l'Orgonomia lo considera già come il prodotto di una specifica funzione dell'energia primordiale e cioè della Superimposizione, dove due o più correnti di energia si uniscono (come esempio si consideri la figura di una galassia a spirale a due o più bracci) e da cui si genera materia. Questa lettura inserisce l'unione sessuale di due organismi, l'atto che genera la vita, nel più ampio contesto di funzioni cosmiche. Una seconda funzione basilare dell'energia orgonica è la Pulsazione: osservabile facilmente negli organismi viventi (pulsazione cardiaca, respirazione, ecc.), è presente anche a tutti i livelli della natura: cosmico e atmosferico. La Terra e il Sole stesso pulsano. Fin dalle prime ricerche Reich sostenne sempre che la maggior parte delle nevrosi mostrassero una particolare struttura stratificata e sviluppò in seguito l'idea che questi "strati" potessero avere una vera e propria connotazione fisica e ostacolassero il naturale fluire dell'orgone (energia) nell'organismo, alterando così il meccanismo naturale di carica/tensione e scarica/distensione.
 


- Proprietà dell'energia orgonica:


Dotato di ubiquità, riempie tutto lo spazio. Esente da massa; cosmica, di natura primordiale. Penetra tutta la materia, ma a differente velocità. Pulsa spontaneamente, si espande e si contrae, fluisce con una caratteristica onda. Direttamente osservabile e misurabile. Negativamente entropica. Forte affinità ed attrazione reciproca con/da l'acqua. Accumulata naturalmente da organismi viventi attraverso cibo, acqua, respirazione e attraverso la pelle. Eccitazione e attrazione reciproca di separati flutti di energia orgonica, o di sistemi separati caricati con orgone. Eccitabilità per energie secondarie (nucleare, elettromagnetismo, scintille elettriche, frizione)


- Effetti fisici di una forte carica orgonica:


http://www.youtube.com/watch?v=Vxl223AeY4I

Temperatura leggermente superiore se paragonata a quella circostante. Potenziale elettrostatico più alto, con una minore velocità di scarica elettroscopica se paragonata ai dintorni. Umidità superiore e quota di evaporazione più bassa se paragonata ai dintorni. Riduzione degli effetti della ionizzazione dentro un tubo Geiger ñ Muller di ionizzazione riempito di gas. Sviluppo degli effetti della ionizzazione dentro tubi sotto vuoto non ionizzabili (0,5 o meno di pressione). Capacità ad ostacolare e assorbire elettromagnetismo. Sensazioni di formicolio e di calore alla superficie delle pelle. Incremento della temperatura della pelle e del nucleo, arrossamenti. Moderazione della pressione e della pulsazione. Incremento della peristalsi, della respirazione più profonda. Incremento della germinazione, della riproduzione, fioritura e produzione di frutta delle piante. Incremento della velocità nella crescita dei tessuti, della riparazione, e cicatrizzazione delle ferite, come determinato attraverso studi sugli animali (porelli n.d.t.) e prove cliniche umane. Incremento del campo di forza, della carica, dell'integrità dei tessuti e dell'immunità. Migliora il livello energetico, l'attività e la vitalità.

Non ho le competenze per affermarlo, ma mi chiedo se esista la possibilità di identificare (si potrebbe forse individuare qualche addentellato) l’orgone con l’energia del punto zero che alcuni scienziati hanno tentato di connettere all’energia oscura, alla base presumibilmente dell’espansione del cosmo. Nella cosmologia basata sul Big Bang, l'energia oscura è una forma di energia a pressione negativa che si trova in tutto lo spazio. L'introduzione dell'energia oscura è attualmente il modo più diffuso fra i cosmologi per spiegare le osservazioni di un universo in accelerazione, come pure per colmare una significativa porzione della massa mancante dell'universo, che ne costituisce circa il 90%. Le due principali forme proposte di energia oscura sono la costante cosmologica e la quintessenza.  

La costante cosmologica è una densità d'energia costante che riempie omogeneamente lo spazio e che è fisicamente equivalente all'energia del vuoto. L'aggiunta di una costante cosmologica nella teoria base della cosmologia (vedi Friedmann-Lemaitre-Robertson-Walker) ha portato all'adozione di un modello chiamato modello Lambda-CDM, che è in accordo con le osservazioni. La quintessenza è un campo dinamico la cui densità d'energia varia nello spazio e nel tempo. Distinguere fra le due possibilità richiede misure accurate dell'espansione dell'universo per capire come la velocità d'espansione cambi nel tempo. Il coefficiente d'espansione è parametrizzato dall'equazione di stato, il cui calcolo è uno degli sforzi più grandi della cosmologia d'osservazione.  Il termine "energia oscura" fu coniato da Michael Turner.


http://www.youtube.com/watch?v=szt4qhUhwnI
Ad ogni modo, non dimentichiamo che, tranne qualche rarissima eccezione, la scienza si occupa di una parte esigua dell’universo, cioè del “velo” elettromagnetico. È stato, infatti, in anni recenti definito un modello cosmico in cui la materia ordinaria luminosa costituisce solo lo 0,5 per cento, mentre l’energia oscura forma il 70 per cento della realtà. Il resto è, per il 25 per cento, materia esotica oscura; infine il 4,5 per cento è materia ordinaria oscura che non irradia né riflette l’energia elettromagnetica (la luce). Come escludere, dunque, l’esistenza di energie che, pur non visibili e non facilmente misurabili, hanno, però, degli effetti? Se l’orgone può essere un mezzo per ridurre o neutralizzare i campi elettromagnetici nocivi per la salute, campi amplificati attraverso le scie chimiche od irradiati da H.A.A.R.P., sarà opportuno approfondire gli studi in questo settore ed avvalerci degli strumenti orgonici che ricercatori indipendenti hanno costruito e sperimentato, pur senza trascurare tutte le altre strategie per tentare di risolvere il problema.




«Secondo una teoria adottata, ogni atomo misurabile è differenziato da un fluido tenue, che riempie tutto lo spazio con un movimento circolare, come un vortice di acqua in un lago calmo. Mettendo in movimento questo fluido, l'etere, diviene materia. Arrestato il suo movimento, la sostanza primaria regredisce al suo stato normale. Quindi, sembra possibile per l'uomo, attraverso l'energia imprigionata del mezzo e degli agenti idonei, azionare o fermare il moto dell'etere provocando la formazione o la scomparsa della materia. Al suo comando, i vecchi mondi svanirebbero quasi senza alcun sforzo da parte sua, ed i nuovi verrebbero ad esistere.» Nikola Tesla



http://www.ascensione.org/le_scoperte_di_ighina.htm
Ora vorrei parlarvi di Pierluigi Ighina, un Italiano che ha vissuto sino a 94 anni e che ha dedicato tutta la sua vita ad esperimenti molto empirici in ambito elettromagnetico, senza una vera e solida base fisico matematica come invece aveva Nicola Tesla, e allora chi era Pierluigi Ighina, un pazzo? un visionario, un ciarlatano? o un attento osservatore di fenomeni naturali che non riusci’ a tradurre in termini matematici? di certo fu un uomo molto solo che visse gran parte della sua vita nei laboratori a pensare.Per Ighina, tutte le forze esistenti in natura sono il riflesso diretto e indiretto di un’unica forza primordiale che è l’energia che scaturisce dal Sole. Tale irradiazione solare riflettendosi si equilibra con sé stessa e condensandosi esplode e quindi s’irradia di nuovo e di nuovo si riflette e così si moltiplica. L’energia solare è una forza positiva che, riflettendosi, diventa negativa. Il Sole accoglie in sé questi suoi riflessi, li trasforma e li irradia nuovamente in maniera positiva e così via. Tale concezione ricorda quella di Reich sull’energia orgonica, distinta in orgone vitale (positivo o OR) ed orgone mortale (negativo o DOR). 

Pierluigi Ighina nacque a Milano nel 1908 e morì nel 2004. Fu, secondo alcune fonti, discepolo e collaboratore di Guglielmo Marconi: è uno scienziato pressoché sconosciuto al pubblico, perché le sue scoperte ed invenzioni non hanno ottenuto alcun riconoscimento dalla scienza accademica. A differenza del poliedrico ricercatore ed inventore serbo Nikola Tesla, Ighina non si fidò mai dei potenti con cui evitò ogni collaborazione, conscio che le sue invenzioni sarebbero state usate solo a fini malefici e per lucrare. Ighina affrontò lo studio dell'atomo da una prospettiva alquanto diversa rispetto agli altri ricercatori: infatti, invece di sottoporre l'atomo all'azione di potenti campi magnetici o di particelle ad alta energia, decise di contenere il suo movimento usando altri atomi, definiti assorbenti, che impediscono agli atomi luce ed a quelli esterni di interferire nell'osservazione. 


 Attraverso questo accorgimento e mediante il microscopio atomico lenticolare di sua invenzione, Ighina riuscì a classificare varie categorie di atomi in base alle loro differenti pulsazioni. Un concetto importante da sottolineare è che "l'atomo non oscilla, ma vibra, non si può dividerlo, sarebbe però possibile dividere la sua energia, ma non l'atomo stesso". La scoperta dell'atomo magnetico avvenne casualmente come scrive lo stesso Ighina: "Ero intento a queste prove quando, spostando inavvertitamente una calamita lì vicina, vidi che tutti gli atomi in osservazione si erano messi vertiginosamente in movimento scomparendo poi in una massa luminosa". L'atomo magnetico  (il fantomatico tachione n.d.t.) è il più piccolo rispetto agli altri atomi, possiede una pulsazione più veloce ed inoltre ha la caratteristica di "imprimere il movimento a tutti gli altri atomi, diventando così il promotore di essi". Una delle apparecchiature costruite da Ighina, il regolatore di vibrazioni atomiche magnetiche, si basa proprio sull'energia dell'atomo magnetico e più precisamente sulla variazione della frequenza di vibrazione della materia con la trasformazione della stessa. 

«Con questa energia sarebbe possibile guarire qualsiasi malattia, fondere i metalli a distanza, produrre energia elettrica, neutralizzare le radiazioni, investigare il sottosuolo alla ricerca di falde acquifere, aumentare i raccolti agricoli ed altro ancora.» Nikola Tesla


http://www.youtube.com/watch?v=YN0RgHKheks
Nel 1936 Ighina si trasferisce ad Imola e nella sua abitazione istalla un laboratorio dalle caratteristiche assai strane, frutto delle sue particolari conoscenze che tramuta in numerose invenzioni. Ighina a 16 anni scoprì l’atomo magnetico e, attraverso una serie di fortunate peripezie, arrivò a collaborare segretamente con Marconi per almeno 10 anni. Anche dopo la scomparsa dello scienziato, Ighina ha continuato nella ricerca per tutta la sua lunga vita, basata sulla spirale che è il movimento dell’energia. A Villa Marconi, Ighina riuscì per puro caso a scoprire sperimentalmente il monopolo magnetico (positivo o negativo). Dopo aver studiato a fondo il campo magnetico, generato da alcune elettrocalamite e dal quale non riusciva a concludere il suo progetto, Ighina, preso da uno strano nervosismo, mise tanta di quella corrente elettrica da determinare la bruciatura totale del congegno. La meraviglia fu tanta perché non avvenne nulla di tutto questo. Fu proprio Guglielmo Marconi a chiarire l’esperimento: era stato inventato il monopolo magnetico. Secondo la sua definizione, il monopolo magnetico non è altro che la divisione dell’atomo magnetico. A tal riguardo Ighina ha detto:

«Avevo così costatato che l’atomo magnetico è il promotore di tutti gli altri atomi. In altre parole avevo notato che l’atomo magnetico si trova in mezzo agli altri atomi per dar loro il movimento continuo.»


Nel 1937, il medesimo anno della morte di Marconi, Ighina ritornò a Imola, andando a vivere presso il marito della sorella. Ad Imola fondò il "Centro internazionale di studi magnetici" in viale Romeo Galli 4, che nonostante il nome prese la forma di una associazione senza fini accademici. Ighina sosteneva, grazie alle sue presunte invenzioni, di poter rigenerare cellule morte, allontanare terremoti e allontanare o avvicinare nuvole. Queste invenzioni vennero pubblicate in un libro del 1954, L'atomo magnetico che raccoglieva idee quali la valvola antisismica, la poltrona magnetica per curare i malanni, elios e erim per annullare le radiazioni nocive e l'inquinamento oltre che produrre energia elettrica dal nulla. Nessuna di queste invenzioni risulta mai testata in condizioni di verifica sperimentale né brevettata: Ighina stesso, in una intervista a Report rilasciata all'età di 90 anni, affermò la sua convinzione sull'inutilità dei brevetti, adducendo a motivazione ipotesi di complotto.




L'uomo terrestre ha costruito finora strumenti delicatissimi e molto complessi che servono tuttavia solo per conoscere le perturbazioni del campo magnetico terrestre esterno. Perché l'uomo non ha costruito apparecchi per guardare all'interno del campo magnetico terrestre? Andiamo a vedere che cos'è il sole da vicino, con la mente libera. Esso è formato di una materia che si muove, si arroventa, si trasforma producendo Energia Magnetica Luminosa. Cosa vuol dire Energia Magnetica Luminosa ?

http://www.fortunadrago.it/
 
Energia
è il movimento delle particelle che compongono la materia solare in continua trasformazione.

Magnetica
è la capacità posseduta da tali particelle di respingere particelle uguali a se stesse e di attirare quelle differenti.

Luminosa
è la potenza di velocità del movimento di tali particelle.



Seguiamo queste particelle di energia magnetica luminosa nel loro viaggio verso la terra. Esse attraversano la luna che ne rallenta in parte la loro velocità e giungono sulla terra esercitando su di essa una notevole forza e pressione. Esse scendono verso la terra con movimento a spirale e si introducono in essa come farebbe una grossa vite che stringa senza far conoscere la pressione esterna. E' appunto grazie a questo movimento a spirale che gli esseri umani ed ogni altra forma di vita terrestre non risentono la potente pressione esercitata dall'energia magnetica luminosa se non indirettamente come peso o forza di gravità. Entriamo con l'energia solare nell'interno del globo terrestre; vedremo così che al centro di esso le particelle solari, non rallentate perché sfuggite all'impatto con le sostanze terrestri, formano come un piccolo sole. Questo piccolo sole della terra (chiamato Aurora) agisce come una parabola infuocata che attrae verso di sé le particelle dell'energia solare rallentate dalla materia terrestre e quindi prive di luminosità e riflettendole le rilancia verso il sole. Il sole attrae verso di sé le particelle rallentate e riflesse dal fuoco interno della terra, grazie alla minor potenza che le differenziano da quelle che nel sole stesso sono ancora a livello originario. 



http://www.youtube.com/watch?v=oH7yuBFQAAA
In questo modo, a partire dal centro della terra, si sviluppa un movimento ascendente di energia magnetica non luminosa, che in parte bilancia la pressione dell'energia solare sulla superficie terrestre. Vediamo ora cosa succede quando l'energia magnetica priva di luce, salendo dalla terra con movimento a spirale di senso contrario a quello dell'energia luminosa, viene assorbita nella fornace solare. Penetrando nel sole essa provoca, nella parte intaccata, un impedimento all'uscita dell'energia magnetica luminosa, creando una macchia scura chiamata dagli esseri umani "macchia solare". Le macchie solari, come è noto, producono variazioni sul campo magnetico terrestre e sono provocate non solo dalla terra ma anche dall'energia non luminosa di ritorno dagli altri pianeti del sistema solare.Il duplice movimento a spirale di energia magnetica ascendente e discendente, che collega il sole e la terra, è stato chiamato "Ritmo Magnetico". Esso è il promotore di ogni vitalità e manifestazione energetica esistente sul globo terrestre. Il monopolo è il principio positivo o negativo dell’energia solare. L’energia solare è la parte principale della polarità; bloccandola e riflettendola, diventa negativa. L’energia solare arriva sulla Terra, viene bloccata e riflessa e quindi diventa energia terrestre. Dall’interazione dell’energia solare con quella terrestre si produce materia. Tutto qui. Semplice no?

 



Osserviamo il nostro globo: di che cosa è fatto? Esso è composto di una sola materia e più precisamente di particelle che un tempo erano di natura identica a quelle che compongono il sole, le quali allontanandosi dal punto di origine, si sono rallentate componendosi in strutture e forme diverse, talmente numerose e complesse che nessuna macchina terrestre sarebbe mai in grado di calcolarle tutte. Eppure nonostante l'enorme numero e complessità, tutte le materie terrestri hanno in comune un unico principio formativo, che si manifesta in maniera evidente nella "Cellula Vivente".  Ripetiamo che qualunque sia la diversità di forma, struttura e comportamento,  in ogni materia o elemento terrestre è presente allo stato latente o manifesto la struttura, il meccanismo e le funzioni che appaiono nel modo più evidente nel comportamento della Cellula Vivente. La terra stessa non è altro che una enorme cellula! Questo è il grande errore degli esseri umani sulla terra: essi pur conoscendo le cellule viventi, non hanno mai dato ad esse l'importanza che meritano, sempre hanno cercato di ignorare l'insegnamento che di continuo esse gli offrono. Le linee principali della teoria del ritmo magnetico di Ighina hanno trovato conferma sperimentale (anche se non con i suoi termini) da rilevazioni della NASA riguardo ai fenomeni di brillamenti solari e di macchie solare. (sonda SOHO)


“If you want to find the secrets of the universe, think in terms of energy, frequency and vibration.” Nikola Tesla








«I nostri successi e i nostri fallimenti sono tra loro inscindibili, proprio come la materia e l'energia. Se vengono separate, l'uomo muore.» Nikola Tesla



http://it.wikipedia.org/wiki/Occhio_di_Horo
Il lettore sarà forse sorpreso di apprendere che i costruttori delle cattedrali del medioevo, non hanno utilizzato il nostro sistema metrico classico per elaborare le loro opere, e per forza… Quest'ultimo, è uscito ufficialmente soltanto nel 1795! Si sa, grazie a diversi autori , come Erone, che fin dall'antichità le prime misure sono state adottate dalle dimensioni del corpo umano, ciò che confermano del resto i  nomi di: passo,cubito, piede, palma, pollice, dito, ancora usati oggi. Nel medioevo, dunque, i costruttori utilizzavano una asta costituita di cinque gambi articolati, che corrisponde ciascuna ad un'unità di misura dell'epoca: il palmo, la spanna, il piede e il cubito.

http://it.wikipedia.org/wiki/Sezione_aurea
I Romani, i greci, gli ebrei e gli Egiziani erano tutti d'accordo:  era il numero d'oro Phi Φ, Il numero dell'armonia universale, il numero della creazione, il numero di 'dio' il creatore. Nei greci, con lo sviluppo della geometria, la setta segreta dei pitagorici ne aveva fatto un simbolo d'armonia universale, di vita, d'amore e di bellezza. Nel medioevo, gli scienziati, i padri della chiesa, i costruttori, i committenti o padroni d'opera, che si riferiscono della dottrina di Platone dei corpi cosmici, (i cinque poliedri regolari), hanno fatto del numero d'oro, “la proporzione divina, un modello di perfezione estetica e filosofica. 

http://it.wikipedia.org/wiki/Pi_greco
Sappiamo che nell’Universo, in natura ed in qualsiasi specie ( minerale, vegetale, animale) la crescita non avviene per addizione aritmetica, di un pezzo aggiunto ad un altro,  ma per uno sviluppo della forma di una sostanza secondo un rapporto costante, una proporzione ideale. Ogni fase di crescita è diversa della precedente, e condiziona la seguente, come una spira si sviluppa sull’altra. Anche se alla fine, l’apparenza esteriore può mostrare una sovrapposizione (per esempio  i anelli del tronco dell’albero), il percorso fra il midollo e la corteccia ha seguito un processo di crescita regolato da una proporzione – nascosta- : la relazione fra la sostanza di base e il numero Pi Greco Π, chiave della possibilità di crescere,  valore universale del divenire, e legato a sua volta intimamente al numero d’oro. π è ovunque! Senza di lui, niente geometria certamente, dunque niente architettura, ingegneria civile o ingegneria industriale. Ma scaturisce anche nei posti più inattesi. Ad esempio, la funzione di Riemann che consegna alcuni segreti dei numeri primi contiene anche π. In fisica, in elettrostatica, in elettrodinamica, π s’insinua in un buon numero di formule.

http://daltonsminima.altervista.org/?p=15924
Vi sono state lunghe controversie
 circa le proporzioni della Grande Piramide di Cheope: chi le considerava volute e chi fortuite. Il rapporto tra il perimetro della base della piramide e la sua altezza è perfettamente uguale a pi greco (3,1416 …), il numero trascendente che definisce il rapporto fra il diametro di un cerchio e la sua circonferenza. Al contempo, il pi greco è in relazione con un altro numero irrazionale, ancor più interessante, il phi, la cosiddetta Sezione Aurea. E' stato rilevato, ma ignorato dagli egittologi, che non solo per la costruzione della Grande Piramide, ma anche per le altre si fece uso di vari rapporti della Sezione Aurea.

Nella valle dei re a Tebe in Egitto, si trova la tomba di Ramsete IX , nella quale appare nell’ingresso una curiosa figura dipinta Vediamo una mummia reale che alza il braccio sopra la testa , di una lunghezza uguale al cubito ( = dal gomito alla mano). La figura stessa è disposta in obliquo come se fosse l’ipotenusa di un triangolo rettangolo, la cui base e lato è raffigurato da un serpente. Questo triangolo rappresenta senza contestazione il Triangolo sacro 3, 4, 5 e la lunghezza del cubito del braccio vale 1). E si sa che l’altezza di un essere umano è divisa idealmente dall’ombelico in due parti che sono in relazione tra di loro come 1 e Φ, d’altronde 1 + Φ = Φ2, dunque l’altezza raggiunta da un uomo è Φ2.


La figura di Ramsete IX , che rappresenta il re come ipotenusa del triangolo sacro, dà il numero 5 (come diagonale): questa figura in realtà è il simbolo di una FUNZIONE COSMICA che misura la crescita, cioè qui l’altezza del Re, che vale 5 + 1 cubito come unità ( 1 cubito è dunque un quinto). 

Se riprendiamo il numero d’oro Φ , troviamo una chiave:
 
Ricordiamoci: 1,618 = Φ  e 
Φ + 1= Φ2. (= 2,618)  dunque

l’altezza del Re  Φ2.  +  il suo quinto (2,618: 5 = 0,5236= il cubito reale  )   =  PI GRECO             
                 
 2,618  + 0,5236     =   3,1416   = Π     PI GRECO
 
Qui ci è mostrato il senso occulto del valore PI, grazie al quale il numero diventa forma, e permette alla vita di crescere secondo un schema “divino”, una proporzione prestabilita, poiché tutto è divenuto per emanazione da un'unica origine, tutto è legato ad una medesima legge. Per gli amanti della matematica, ecco da meditare il parere di René Schwaller de Lubicz, Il grande egittologo, nonché matematico lui stesso: 


"la funzione Φ è nella spinta del divenire all’origine, dunque il Numero d’oro ci offre anche, funzionalmente, l’unico valore reale del coefficiente ciclico, essendo lui stesso un numero ciclico, mentre il nostro calcolo razionale di Π , fondato sulla media dei poligoni inscritti e circoscritti , cerca di definire una curva attraverso delle rette e conduce all’assurdo infinito."




0, 1, 1(0+1), 2(1+1), 3(2+1), 5(3+2), 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144... 



Tutto ricominciò quando nel XIII secolo, il matematico pisano Leonardo Fibonacci cercò di trovare una regola per lo sviluppo di una popolazione di conigli. Aveva in realtà aperto uno squarcio su un’area matematica particolarmente affascinante per la sua eleganza e bellezza. La successione di numeri riportata prende il nome di Successione di Fibonacci, ed il criterio di sviluppo è piuttosto semplice: dati i primi due numeri 0 e 1, ogni numero successivo è la somma dei due precedenti. Nel Seicento, Keplero notò che il rapporto tra due termini consecutivi, tende ad un valore particolare: la Sezione Aurea. Nota fin dai tempi di Euclide, si ritrova in molte opere dell’uomo come canone estetico di proporzionalità, dalle piramidi ai templi greci, così come in molte forme naturali dotate di particolare armonia e simmetria, come il guscio del Nautilius. La serie di fibonacci compare anche all'interno della piramide di Tartaglia come somma delle diagonali oblique. 

F0, F1, F2, F3, ..., Fn, ...

Definita ricorsivamente come segue:

F0 = 0, F1 = 1 

Fn = Fn-1 + Fn -2 per n>1


0, 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144...


Nel 1553 il matematico scozzese P. Simson stabilì che il rapporto tra due termini consecutivi di questa sequenza tende al valore della sezione aurea

 φ= 1,61803...

I primi rapporti sono:












2:1=
2,000
3:2=
1,500
5:3=
1,667
8:5=
1,660
13:8=
1,625

Dopo 12 termini l'approssimazione della sezione aurea è corretta fino a quattro termini decimali. Ma che cos’è la sezione aurea? Perché questo numero è tanto speciale?
Possiamo ottenere la Sezione Aurea identificando quel punto che suddivide un segmento in due parti a e b tali che il loro rapporto è uguale a quello tra la maggiore e la loro somma oppure tra la minore e la loro differenza. In altre parole il segmento a è medio proporzionale tra b e (a+b). 

(a+b) : a = a : b = b : (a-b)

 Il rettangolo aureo è un rettangolo le cui proporzioni sono basate sulla proporzione aurea. Ciò significa che il rapporto fra il lato maggiore e quello minore, a : b, è identico a quello fra il lato minore e il segmento ottenuto sottraendo quest'ultimo dal lato maggiore b : a-b (il che implica che entrambi i rapporti siano φ ≅ 1,618). La particolarità saliente è la sua facile replicabilità: difatti, basta disegnarvi all'interno un quadrato basato sul lato minore, o altresì, all'esterno, basato sul lato maggiore, sì da ottenere col semplice compasso un altro rettangolo, minore o maggiore, anch'esso di proporzioni auree.

Il Triangolo di Tartaglia (o Triangolo di Pascal) è una disposizione geometrica a forma di triangolo dei coefficienti binomiali, ossia dei coefficienti dello sviluppo del binomio (a+b) elevato ad una qualsiasi potenza n. La costruzione del triangolo di Tartaglia era nota a matematici cinesi nel XIV secolo e forse anche in epoca anteriore. In Italia prese il nome da Niccolò Tartaglia, che lo descrisse in un suo diffuso trattato nella prima metà del XVI secolo, ma in Francia e successivamente anche nel mondo anglosassone prende il nome da Blaise Pascal, che un secolo dopo, nel 1654, ne fece grande uso nei suoi studi sulla probabilità. In Germania invece è comunemente attribuito a Stiefel che ne scrisse nel 1544. Nel triangolo è presente “1″ al primo livello, due volte “1″ al secondo e poi gli altri numeri. Ciò rappresenta nei numeri il passaggio dall’Uno alla Diade, tipicamente platonico. La Diade del secondo livello deriva da uno sdoppiamento dell’Uno.

Ogni numero, tranne il numero generatore al vertice del triangolo, è la somma dei due numeri sovrastanti. Ai bordi si trova sempre 1, perché i due numeri sovrastanti sono, in questo caso, da una parte 1 e dall’altra nessun numero, cioè zero. Per capire il punto di contatto fra i due, è necessario modificare la forma del triangolo di Tartaglia, disponendo i numeri nelle celle che costituiscono un triangolo rettangolo piuttosto che isoscele, in questo modo: I numeri che costituiscono le diagonali ascendenti di questa matrice triangolare, sommati fra loro, generano la successione di Fibonacci.

Dato un pentagono regolare ABCDE con lati uguali ed angoli uguali, tracciamo una diagonale BE che unisca due vertici qualsiasi del pentagono. Se dividiamo la lunghezza della diagonale BE per la lunghezza di un lato AB, otterremo il valore 1,618 ! Se tracciamo ora una seconda diagonale AD all’interno del pentagono, ogni diagonale sarà divisa in due parti: il rapporto tra le due parti e tra la parte maggiore e l'intera diagonale sarà pari a phi. Se tracciamo tutte le diagonali del pentagono, esse formeranno una stella a cinque punte o pentangolo al cui interno apparirà un pentagono invertito che sarà in rapporto aureo PHI con il primo pentagono. Il pentagono stellato è sicuramente la figura geometrica che più di ogni altra rappresenta, all'infinito, la sezione aurea. E' forse per questo motivo che questo fu scelto come simbolo della scuola pitagorica; a questa figura è stata attribuita per millenni un’importanza misteriosa probabilmente per la sua proprietà di generare la sezione aurea , da cui è nata. 
http://www.nonsolocittanova.it/fibonacci.htm
Interessante è la relazione tra i numeri di Fibonacci e la spirale logaritmica (Spirale Aurea) che si rivela se si costruisce una serie di quadrati in cui il lato di ognuno di questi è dato dalla somma delle misure dei lati dei due precedenti. Se li disponiamo come in figura e tracciamo un arco di cerchio avente per raggio il lato del quadrato, la figura che si ottiene è una spirale logaritmica. La spirale logaritmica o equiangolare, studiata nel 1638 da Cartesio, si sviluppa allargandosi costantemente un giro dopo l'altro, come il guscio di una chiocciola, del Nautilus o le corna dell'ariete. Quando i tre raggi MA, MB e MC formano degli angoli uguali tra di loro, il raggio centrale MB è medio proporzionale tra il più piccolo MA ed il più grande MC: 

 


quindi la proporzione tra i tre raggi è analoga a quella tra le parti di un segmento diviso in media ed estrema ragione ed il segmento stesso. Una particolare spirale logaritmica è quella attribuita all'architetto e scultore greco Fidia, spirale che è legata ad un determinato valore della costante b, scelta in modo tale che ogni raggio conduttore venga diviso da tre volute che si susseguono in due parti che stanno tra loro come 0,618:1, per cui la più grande delle due parti è media proporzionale tra la più piccola e la somma delle due. Lo sviluppo di una spirale logaritmica è una nuova spirale logaritmica, così essa si ripete mediante l'evoluzione, come scoprì Bernoulli, professore di matematica a Basilea.



La spirale logaritmica della lumaca (chiocciola) risponde principalmente ad esigenze di crescita all’interno della stessa. Infatti la lumaca esce dall’uovo con già la chiocciola e questa è una parte non separabile del gasteropode senza provocarne lesioni e probabilmente la morte.  Crescendo la lumaca costruisce strati superiori sul bordo della chiocciola che va ad occupare con la nuova massa corporea. La spirale logaritmica ha la proprietà di allargarsi man mano che ci si allontana dal centro e di conseguenza il volume aumenta, mentre quella archimedea non consentirebbe un allargamento dell’area in uscita, ma solo l’allungamento costante all’interno di un braccio di spirale. Probabilmente per la lumaca la spirale logaritmica costituisce il giusto compromesso fra lunghezza ed area di accrescimento, cioè il volume più congeniale. Per quanto riguarda la coclea che se svolta riproduce un cono, i fisiologi hanno concluso che questa forma serve ad regolare ed incanalare l’intensità degli stimoli che arrivano come un megafono, e l’avvolgimento a spirale serve a contenere la notevole lunghezza del cono in uno spazio inferiore. Infatti anche negli strumenti musicali come il corno, l’avvolgimento a spirale non influenza l’intonazione (anche se può talvolta alterare il timbro), ma solo la lunghezza del tubo determina la frequenza di emissione di un suono. Avvolto a spirale un cono riproduce una spirale logaritmica.  Tuttavia il sistema è altamente complesso ed il controllo dello stimolo uditivo è la somma di contributi dovuti al sistema di ossicini, al padiglione auricolare, ai muscoli auricolari ed al sistema labirintico e quindi risulta molto approssimativo ridurre la coclea ad un semplice megafono anche se l’analogia può indicare almeno una delle funzioni. Una curiosità: la lumaca nasce in genere con una chiocciola che gira in senso orario guardandola dall’alto (con la punta in alto e l’apertura in basso), ma una su 20.000 circa nasce con una chiocciola antioraria.




Famosa è la rappresentazione di Leonardo dell'uomo di Vitruvio in cui una persona è inscritta in un quadrato e in un cerchio. Nel quadrato, l'altezza dell'uomo (AB) è pari alla distanza (BC) tra le estremità delle mani con le braccia distese . La retta x-y passante per l'ombelico divide i lati AB e CD esattamente in rapporto aureo tra loro (quindi la prima parte del corpo fino all'ombelico è in rapporto aureo con la seconda). Lo stesso ombelico è anche il centro del cerchio che inscrive la persona umana con le braccia e gambe aperte. La posizione corrispondente all'ombelico è infatti ritenuta il baricentro del corpo umano. Quindi la linea orizzontale che passa per l’ombelico ed ha come lunghezza l’apertura delle braccia forma un rapporto con l’altezza pari al numero aureo. Gli stessi tratti del viso (ad esempio la sua altezza e larghezza), se rapportati tra loro e rispettano questa regola, ci appaiono armoniosi.

Una famosa rappresentazione della figura umana in proporzioni auree è anche la di Venere di Botticelli nella quale si possono individuare diversi rapporti aurei (1:1,618) . Oltre all’altezza da terra dell’ombelico e l’altezza complessiva, è aureo anche il rapporto tra statura e altezza dell’ombelico sembra essere molto diffuso. Nella ricerca della sezione aurea è noto un esperimento in cui a diverse coppie si chiedeva al marito di misurare la statura della moglie, e di dividere tale valore per l’altezza dell’ombelico. Il risultato dell’esperimento mostrò che il valore si avvicinava a 1,618 per tutte le coppie che hanno partecipato all’esperimento. Lo stesso rapporto si misura anche negli uomini e inoltre si ritiene che la posizione corrispondente all’ombelico sia il baricentro del corpo.

http://www.bottigliedileida.net/etichetta/fibonacci
Altri famosi rapporti aurei presenti nel corpo umano: 

Lunghezza del braccio e distanza gomito-mano;

Distanza anca-malleolo (gamba) e distanza anca-ginocchio.

 Rapporto delle falangi dell’anulare e del medio della mano; 

Distanza spalle-ombelico e distanza spalle-fronte

Altri esempi del nostro corpo possono essere ricondotti alla sezione aurea. Se misuriamo le dita della nostra mano mano, noteremo che i rapporti tra le lunghezze delle falangi del dito medio e anulare sono aurei. Così come è aureo il rapporto tra la lunghezza del braccio e l'avambraccio, tra la lunghezza della gamba e la sua parte inferiore Le famose misure perfette” 90–60–90 delle attrici e delle donne più belle rispecchiano molto bene questa caratteristica, il rapporto 90/60 è uguale a 1,50 che è una buona approssimazione di 1,618. La sezione aurea porterebbe le misure a 97–60–97 presumibilmente ancora più belle (97 /60 = 1,618). Un “disastro” invece apparirebbe, agli occhi dei più, il perfetto contrario 60–97–60, o anche 60–90–60.




Anche negli organi di corti dell'apparato uditivo umano, cui compete la selezione dei suoni, si deve poter riscontrare il principio della sezione aurea; non solo, ma essa è anche punto di riferimento nella costruzione di canne di organo e altri strumenti musicali. Possiamo anche ipotizzare che negli organi di Corti dell'apparato uditivo umano, che reagiscono alle tonalità pure, operi il principio dei numeri della successione di Fibonacci. In un violino, il cui timbro dipende dalle dalle possibilità di vibrazione di tutte le parti, la sezione aurea gioca sicuramente un ruolo; in effetti se misuriamo uno Stradivari vediamo che esso è contenibile entro quattro pentagoni regolari i cui lati fungono da tangenti, determinando una linea estremamente armoniosa. La strutturazione a nautilus della coclea dell'orecchio umano , situata alla fine dell'orecchio interno segue le leggi della sezione aurea, per cui si può ben dire che:

"l'orecchio è stato creato dal suono, come l'occhio dalla luce"





«Il successo pratico di un'idea, indipendentemente dalle sue qualità inerenti, dipende dalla scelta dei contemporanei. Se è al passo coi tempi, essa viene rapidamente adottata; in caso contrario, è destinata a vivere come un germoglio che sboccia, attirato dalle lusinghe e dal calore del primo sole, per essere poi danneggiato e crescere con difficoltà a causa del gelo che s'impone.»  Nikola Tesla



In botanica, fisica, zoologia, architettura, pittura e musica, oltre che in geometria in alcune relazioni riguardanti i poligoni regolari, la sezione aurea interviene in modo insistente. Essa, che non è altro che un semplice rapporto di numeri, si incontra ovunque, in natura, come nella scienza e nell'arte, e "contribuisce alla bellezza di tutto ciò che ci circonda." L’equilibrio armonico che si percepisce nelle opere dell’arte classica e rinascimentale è il risultato di un’impostazione che si realizza in alcuni principi compositivi come l’utilizzo della sezione aurea. In realtà vari esperimenti suggeriscono che la percezione umana mostra una naturale preferenza per le proporzioni in accordo con la sezione aurea. Gli artisti, quindi, tenderebbero quasi inconsciamente a disporre gli elementi di una composizione in base a tali rapporti. Lo sviluppo armonico della forma è legato alla necessità degli esseri viventi di accrescere "secondo natura" in maniera ottimale e meno dispendiosa possibile.


La fillotassi è il fenomeno per cui le foglie e i rami si dispongono in maniera rotatoria, tracciando un’elica immaginaria intorno al fusto. In questo modo possono avere la massima esposizione al sole, alla pioggia e all’aria. Il quoziente di fillotassi è il rapporto tra il numero di giri e il numero di foglie, tra due foglie che abbiano posizioni simmetriche. Nei boschi di tigli le foglie si collocano in genere da due parti opposte (corrispondenti a un mezzo giro intorno al fusto), uno schema descritto come “quoziente di fillotassi 1/2”. In altre piante, come il nocciolo, il rovo e il faggio, il passaggio da una foglia all’altra comporta un terzo di giro (“quoziente di fillotassi 1/3”). Il melo, alcune querce e l’albicocco hanno foglie ogni 2/5 di giro; il pero e il salice piangente ogni 3/8 di giro.  
http://iisalessandrini.it/progetti/numerophi/bernoulli.html
Si può notare che in tutti gli esempi il quoziente di fillotassi è ottenuto dividendo tra loro due numeri della successione di Fibonacci. Il fatto che le foglie delle piante si dispongano seguendo uno schema era noto ai tempi di Teofrasto (II secolo a.C.) e ne parla anche Plinio il Vecchio (I secolo d.C.): entrambi si limitano a descrivere in modo qualitativo il fenomeno. Leonardo da Vinci (1452-1519) aggiunse qualche elemento quantitativo, indicando angoli di 2/5 di giro. Il primo a scoprire (intuitivamente) il rapporto tra fillotassi e numeri di Fibonacci fu Keplero. In seguito Charles Bonnet (1754) diede inizio al vero e proprio e studio della fillotassi descrittiva osservando schemi di allineamento spiraliforme nelle pigne d’abete e nell’ananas. La vera e propria fillotassi matematica inizia nel XIX secolo quando alcuni studiosi scoprirono la regola generale secondo cui i quozienti di fillotassi si possono esprimere come quozienti dei numeri di Fibonacci. Per capire come le foglie si dispongono secondo schemi basati su tali numeri bisogna sapere che la crescita delle piante avviene in corrispondenza dell’apice conico del fusto, dove vi è un tessuto giovane chiamato “meristema”. Le foglie si succedono nel fusto lungo una stretta spirale, chiamata “spirale vegetativa”.

Così in molte specie vegetali, prime fra tutte le Astaracee (girasoli, margherite, ecc.), il numero dei petali di ogni fiore è di solito un numero di Fibonacci, come 5, 13, 55 o perfino 377, come nel caso della diaccola. Sulla testa di un tipico girasole, per esempio, il numero delle spirali rientra molto spesso in questo schema: 89 spirali che si irradiano ripide in senso orario; 55 che si muovono in senso antiorario e 34 che si muovono in senso orario ma meno ripido. Il più grande girasole che si sia mai conosciuto aveva 144, 89 e 55 spirali. Le brattee delle pigne si dispongono in due serie di spirali dal ramo verso l'esterno - una in senso orario e l'altra in senso antiorario. Uno studio di oltre 4000 pigne di dieci specie di pino rivelò che oltre il 98 per cento di esse conteneva un numero di Fibonacci nelle spirali che si diramavano in ogni direzione. Inoltre, i due numeri erano adiacenti, o adiacenti saltandone uno, nella sequenza di Fibonacci - per esempio 8 spirali in un senso e 13 nell'altro, o 8 spirali in un senso e 21 nell'altro. Le scaglie degli ananas presentano un'aderenza ancora più costante ai fenomeni di Fibonacci: non una sola eccezione fu trovata in un test compiuto su 2000 ananas. I numeri di Fibonacci si trovano anche nella fillotassi, l'ordinamento delle foglie su un gambo.  

Fu Keplero a rilevare che su molti tipi di alberi le foglie sono allineate secondo uno schema che comprende due numeri di Fibonacci. Partendo da una foglia qualunque, dopo uno, due, tre o cinque giri dalla spirale si trova sempre una foglia allineata con la prima e a seconda delle specie, questa sarà la seconda, la terza, la quinta, l'ottava o la tredicesima foglia. In botanica, la disposizione a frattali degli elementi che compongono le foglie degli alberi, seguono un diagramma logaritmico analogo ai suoni emessi da un monocordo. A dimostrazione di tale tesi, lo studioso svizzero Hans Kayser pubblicò , nel 1943, un testo di ben 324 pagine per comprovare l'esattezza di tale affermazione, sia dal punto di vista culturale che matematico. Se si osservano alcuni fiori o piante, si può notare come le foglie/petali si dispongano tra loro secondo un angolo (angolo aureo, ossia quell’angolo che ha un “rapporto aureo” con l’angolo giro) costante di circa 137°.












Tutti i pianeti interni distano dal Sole nelle proporzioni della successione (Sole 1, Mercurio 1, Venere 2, Terra 3, Marte 5); e quelli esterni distano ugualmente da Giove (Giove 1, Saturno 1, Urano 2, Nettuno 3, Plutone 5); mentre la distanza fra Marte e Giove (confini dei due blocchi) è pari ad un decimo di quella fra il Sole ed il decimo e ultimo più importante corpo astrale del Sistema Solare: Plutone. Il perché di tutto questo è tuttora indimostrato, non potendo certo esser frutto di stocastica cosmica. Il fatto che tra Marte e Giove "i conti non tornino" è noto ormai da più di due secoli, ossia da quando due simpatici astronomi tedeschi elaborarono una legge che governa la distanza di ciascun pianeta dal Sole. Senza scomodare troppo formule matematiche e costanti di Gauss è sufficiente dire che la legge di Titius-Bode afferma che ciascun pianeta occupa una distanza media dal Sole pari (circa) alla somma della distanza dei due pianeti che lo precedono. Quando la legge fu formulata si conoscevano solo i primi 6 pianeti del Sistema Solare e da subito si vide che mancava qualcosa. Per capirci queste sono le distanze effetive in UA (1 Unità Astronomica = 1,496 x 1011 m) che si discostano di poco da quelle calcolate con la legge:

  • Mercurio    0,39
  • Venere      0,72
  • Terra         1,00
  • Marte        1,52
  • Giove        5,20
  • Saturno    9,54
  • Urano     19,20
  • Nettuno  30,10
  • Plutone   39,50
Eris         67,70          <----- pianeta "X" (Nibiru)
Semplicemente osservando la tabella si possono notare un paio di cosette interessanti:
  • c'è un gap vistoso tra Marte e Giove che viene colmato dalla cintura di asteroidi che li separa (di cui Cerere è il più massiccio) e che si trova a 2,77 UA dal Sole;
  • Plutone non segue la legge e questo sembra perchè i pianeti più esterni non godano di orbite stabili nel lungo periodo

http://www.youtube.com/watch?v=ARYByWB91I4
Si è notato che la maggior parte delle galassie visibili siano galassie a spirale. Perché tante galassie hanno questa forma? Galassie a spirale come la Via Lattea consistono in un disco sottile composto da gas, polvere interstellare e stelle. L'intero disco ruota intorno al centro galattico,in prossimità del sole la velocità orbitale è intorno ai 220 chilometri al secondo. Le galassie a spirale hanno braccia arcuate che iniziano dal centro galattico estendendosi verso l'esterno del disco. Perciò la prima domanda che ci si pone è: come hanno fatto a mantenere per lunghi periodi la loro forma a spirale? Poiché le parti interne ruotano più in fretta di quelle esterne,qualunque schema generale che abbia " per supporto" il disco stesso tenderebbe a essere cancellato da tale rotazione. L'agente che deflette il movimento delle stelle e delle nubi di gas e genera onde spirali di densità è la forza di gravità, generata dal fatto che la distribuzione della materia nella galassia non è perfettamente simmetrico. Secondo la scienza ufficiale ciò è dovuto alla legge universale di gravitazione scoperta da Newton in cui ogni massa attrae un'altra massa con una forza inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza.



« Si ritiene che in qualche modo i frattali abbiano delle corrispondenze con la struttura della mente umana, è per questo che la gente li trova così familiari. Questa familiarità è ancora un mistero e più si approfondisce l'argomento più il mistero aumenta » Benoit Mandelbrot


Così Mandelbrot nel suo libro The Fractal Geometry of Nature descrive l'inadeguatezza della geometria euclidea nella descrizione della natura. Mandelbrot è il padre fondatore della teoria dei frattali e inventore del famoso insieme che porta il suo nome. La definizione più semplice e intuitiva lo descrive come una figura geometrica in cui un motivo identico si ripete su scala continuamente ridotta. Questo significa che ingrandendo la figura si otterranno forme ricorrenti e ad ogni ingrandimento essa rivelerà nuovi dettagli. Contrariamente a qualsiasi altra figura geometrica un frattale invece di perdere dettaglio quando è ingrandito, si arricchisce di nuovi particolari.
Prendiamo un’immagine di nuvole: esse sono fatte di grandi cumuli costituiti di molte protuberanze, a loro volta contenenti rigonfiamenti più piccoli, fatti di altri rigonfiamenti, e così via, fino alle dimensioni più piccole che si è in grado di vedere.  In realtà, da una fotografia che mostra solo nuvole non è possibile ricavare le dimensioni delle nuvole stesse senza rifarsi ad informazioni addizionali. La caratteristica più appariscente della forma delle nuvole è la struttura fortemente irregolare, “interrotta”. Le nuvole, dunque, sono esempi di oggetti geometrici non convenzionali. La matematica amava le forme semplici: le linee rette, i quadrati, i poligoni regolari (pentagono, esagono, ottagono), le circonferenze e le parabole, sfere, cubi, cerchi. In natura, al contrario, le figure regolari sono in realtà delle pure eccezioni. Dove di si trova un cubo, o una sfera perfetta? Gli alberi, le nubi, le felci, i cavolfiori, i fulmini, le montagne e le rocce, le coste, tutto appare irregolare, spigoloso, frammentato. Lo spiegò assai bene Benoit B. Mandelbrot quando indicava tale incapacità della geometria di fronte al gioco della natura: 
“Perché la geometria viene spesso descritta come fredda e arida? Una delle ragioni sta nella sua incapacità di descrivere la forma di una nuvola, di una montagna, di una linea di costa. Le nuvole non sono sfere, le montagne non sono coni, le linee di costa non sono cerchi e la corteccia non è piana, e neppure la luce si propaga in linea retta”. 



Una delle figure più importanti è l'albero di Pitagora la cui costruzione è basata sul sistema binario. Un quadrato ha un lato in comune con un triangolo rettangolo isoscele, che a sua volta ha gli altri due lati in comune con altri due quadrati e così via. La somma delle aree dei due quadrati più piccoli, per il teorema di Pitagora, è uguale all'area del quadrato iniziale e così anche le aree dei quadrati che si formano nei passaggi successivi, sommate, daranno l'area del primo quadrato. Si può avere un albero asimmetrico semplicemente costruendo un triangolo rettangolo qualsiasi sul lato del primo quadrato. La forma avvolta non è altro che una spirale logaritmica.

Un frattale, molto simile per costruzione al l' albero di Barnsley è l'albero aureo. Nell'albero di Barnsley per ottenere la chioma dell'albero si usano due similitudini con coefficiente di omotetia k=0,6 ed angolo di rotazione pari a 60°. Il risultato può variare leggermente a seconda dei coefficienti usati. Si potrebbe voler ottimizzare il coefficiente di omotetia in modo da rendere l'albero il più frondoso possibile, senza però sovrapposizioni delle foglie. Nel mondo vegetale, il problema della disposizione delle foglie nel modo più efficiente possibile è risolto ponendo le foglie lungo delle spirali. Queste spirali sono legate alla successione di Fibonacci e quindi alla sezione aurea. Di conseguenza non stupisce scoprire che il coefficiente di omotetia necessario è pari a k=0,618 ovvero 1/phi dove phi=1,618 è la sezione aurea. La dimostrazione rigorosa è contenuta nel libro La sezione aurea di Mario Livio.




E’ da queste considerazioni che nasce la geometria frattale che trova nell’opera di Mandelbrot la coniazione del termine frattale (fractal in inglese), derivato dal latino fractus che vuol dire, appunto, frammentato, irregolare. La natura si auto-organizza secondo il modello frattale probabilmente perché questo modello è più funzionale alla sopravvivenza della natura stessa migliorando l'efficienza del sistema (dell'insieme strutturato degli elementi). I frattali realizzerebbero quindi l'ottimizzazione del sistema nel processo evolutivo. Per lo stesso motivo l'organizzazione frattale si riscontra anche in altri fenomeni spontanei: è elaborata spontaneamente nei sistemi sociali ed economici e anche, come è stato studiato recentemente, nell'organizzazione delle connessioni delle reti di Internet, della fisica dei materiali e del cosmo. 








http://www.fractalfield.com/fractalphotosynthesis
 Considerato uno dei pensatori più dinamici dei nostri tempi, Dan Winter, di origine americana, è accademico, fisico, autore, maestro animatore, inventore rispettato a livello internazionale, e una della principali autorità in materia di Geometria Sacra e della Natura scientifica della Coscienza. Dan Winter si pone ai confini della scienza e usa i suoi insegnamenti per ispirare altri a dare uno sguardo nuovo ai sistemi di credenze personali, al proprio ambiente, alla propria salute e allo sviluppo della coscienza individuale. Il ricercatore Daniel Winter sostiene che la materia è formata da dei vortici, piccoli tornado nell'Etere simil-fluido che sono i mattoni fondamentali che costituiscono appunto la materia. I vortici nell'Etere sono come dei piccoli mulinelli in un fiume. L'Etere crea i vortici di energia spiraleggiante nell'oceano di Etere, il nostro Universo.   




Musicoterapia: un cervello anche nel cuore
Quando due di questi vortici (spirali) si uniscono formano un Toroide. Il Toroide è il flusso perfetto naturale per creare un'entità apparentemente separata nell'Etere senza forma, abbastanza stabile per durare. I Toroidi eterici individuali possono essere incorporati tra loro, e lo possono fare grazie all'allineamento dei coni del vortice con i solidi Platonici. Questo processo può andare avanti all'infinito, creando solidi Platonici perfettamente annidati tra loro, cioè si crea un frattale, uno schema geometrico ripetitivo. L'annidamento dei solidi Platonici crea i gusci degli elettroni dell'atomo, prende forma geometrica da una energia senza forma, creando l'illusione delle particelle separate dette elettroni e delle particelle che compongono il nucleo. Si crea così la materia come la conosciamo ora. La materia è un flusso stabile che emerge dall'Etere. Altro modo di guardare la forma Toroidale è come forma che può essere descritta perfettamente da un set di spirali Phi. Ogni spirale Phi è una serie di pure onde sinusoidali. La spirale Phi è prodotta da una serie di armoniche con la lunghezza d'onda che si conforma alla versione Aurea della sequenza di Fibonacci. Quando queste spirali Phi circondano i Toroidi si incontrano e interferiscono . Come risultato dell'interferenza si creano due ulteriori onde. Le nuove onde avranno lunghezza d'onda ancora nella serie di Fibonacci. Questo permette all'interferenza di non essere distruttiva, perché risulterà in altre armoniche nella serie di Fibonacci.






La bobina di Tesla è un dispositivo elettrico a trasformatore risonante costruito da Nikola Tesla. È in grado di generare veri e propri fulmini, del tutto simili a quelli di origine atmosferica, anche se di entità ridotta. È un tipo di trasformatore risonante che consiste in due o anche tre circuiti elettrici accoppiati risonanti. Tesla sperimentò una grande varietà di bobine e configurazioni. Le usò per condurre innovativi esperimenti sulla luce elettrica, fluorescenza, raggi X, fenomeni di corrente alternata ad alta frequenza, elettroterapia, trasmissione di segnali elettrici e di energia elettrica senza fili. Gli schemi dei primi modelli sono differenti da quelli più recenti. Una particolarità di questa bobina è quella di riuscire ad accendere i tubi fluorescenti senza che questi siano collegati ad alcun impianto elettrico: è infatti sufficiente avvicinare il tubo alla bobina per vederlo accendersi. Circuiti contenenti bobine di Tesla furono usati commercialmente nei trasmettitori radio a spinterometro per la telegrafia senza fili fino al 1920. Bobine di Tesla modificate sono ancora oggi usate come spinterometro per lampade a scarica usate per l'illuminazione. Sebbene esistano altri spinterometri, il progetto dell'originale spinterometro di Tesla è meno costoso, e facilmente realizzabile.
 
http://www.feandft.com/vortex_basics.htm

L'energia fluisce da una estremità, circola attorno al centro e fuoriesce dall'altra parte. È bilanciata, si autoragola, è sempre integra. Puoi vederla ovunque, negli atomi, nelle cellule, nei semi, nei fiori, negli alberi, negli animali, negli umani, negli uragani, nei pianeti, nelle stelle, nelle galassie e persino nell'intero cosmo. Lo scienziato e filosofo Arthur Young, ha spiegato che un toroide è l'unico modello di energia o dinamica, che può autosostenersi ed è fatto della stessa sostanza che lo circonda, come un tornado, un anello di fumo nell'aria o un vortice nell'acqua. Evoluzione significa sviluppo, dispiegamento. Che cosa sviluppa l'universo? Sistemi auto-organizzanti e cioè visibili ad ogni scala. È un sistema capace di organizzare se stesso. In natura troviamo queste forme auto-organizzanti ovunque: nella sezione trasversale di un'arancia o in quella di una mela; nella natura dinamica di un tornado o ancora nel campo elettromagnetico intorno alla terra, o nell'analogo campo elettromagnetico che circonda l'essere umano così come nella struttura di un'intera galassia a spirale o di un atomo. L'universo ha manifestato a tutte le scale un unico progetto: sviluppare tori. In fisica delle particelle la forma del toroide è nota per fornire un miglior ambiente all'interno del quale accelerare le particelle. La geometria toroidale è interessante come spazio per accumulare l' energia dei magneti, perchè si traduce in piccoli campi magnetici esterni. La Russia fu la prima a mettere in pratica questa idea con l'acceleratore Tokamak. L'Europa e gli Stati Uniti hanno ottimizzato il modello russo per eseguire esperimenti di fisica del plasma. Questi dispositivi funzionano secondo il principio della fusione, la tecnica utilizzata dal sole e dalle stelle per produrre un'enorme quantità di energia. Le galassie hanno una forma toroidale in cui i buchi bianchi "white holes" rilasciano energia, mentre i buchi neri "black holes" la risucchiano al loro interno. L'intero universo sembra avere la forma di un toroide. In questa prospettiva, poichè il campo unificato è un campo di energia e di coscienza e coscienza ed energia sono intimamente correlate la coscienza stessa si espande secondo questa forma. La coscienza universale ha quindi una geometria! La forma geometrica utilizzata per descrivere la natura auto-riflessiva della coscienza è il toro. Il toroide consente a un vortice di energia di scorrere verso l'esterno per poi ritornare all'interno del vortice. Così l'energia di un toroide si rigenera continuamente e allo stesso tempo si espande autoriflettendosi su se stessa.












« Mi limitai ad annuire. Wil aveva riassunto con precisione le mie esperienze. «Cerca di assimilare completmente la Quarta illuminazione», riprese. « Vedi come si integra con tutto ciò che sai già. La terza Illuminazione ti ha mostrato che in realtà il mondo fisico è un vasto sistema di energia. E ora la Quarta mette in rilievo che per lungo tempo noi esseri umani siamo stati inconsapevolemnte in competizione per l'unica parte di tale energia a cui abbiamo accesso, e cioè quella che scorre tra le persone. Ecco ciò che è sempre stato alla base di tutti i conflitti umani, dalle piccole liti in famiglia e sul lavoro alle guerre fra le nazioni. E' dovuto al fatto di sentirsi deboli e insicuri, e di dover rubare l'energia di qualcun altro per potersi sentire bene. »  [♒♒♒] Presi la piccola torcia che Wil teneva sul cruscotto e nei successivi venti minuti lessi il breve documento. Capire la Quarta Illuminazione voleva dire considerare il mondo come un vasto luogo in competizione per l'energia e quindi per il potere. Ma non appena noi esser umani avessimo compreso tale lotta, proseguiva il Manoscritto, saremmo riusciti a superare il conflitto. Ci saremmo liberati della lotta per il possesso dell'energia... perchè saremmo finalmente stati capaci di riceverla da un'altra fonte. Guardai Wil. «Qual è l'altra fonte?» gli chiesi. Sorrise senza rispondere. 

Tratto da: La Profezia di Celestino di James Radfield







martedì 20 marzo 2012

Ecologia Profonda: storie di masochistico antropocentrismo

Deep ecology ( “ecologia profonda”), cioè la ricerca dello spirito delle cose in una società che, portando l’uomo a concentrarsi su un materialismo esasperato, gli ha tolto la capacità di vivere la sua parte spirituale a contatto con la madre terra. Quindi, per tornare a capire quali sono i valori reali delle cose, l’ecologia profonda è convinta che l’uomo debba prendere esempio dai propri antenati e dalle popolazioni meno progredite. Fondamentale è riportare l’uomo verso il giusto processo di maturazione naturale rimuovendo le forzature del sistema educativo e dei modelli culturali egocentrici promosse dai mass media.

Esistono in Italia numerose iniziative che divulgano i principi dell’Ecologia Profonda e li applicano nella società e negli stili di vita personali. Il movimento intende aggregare i vari soggetti, Associazioni o Persone singole, che si riconoscono nei principi della Ecologia Profonda, in modo da rendere sinergiche le diverse attività e costituire un punto di incontro non solo filosofico ma anche umano.  L’Ecologia Profonda (o Ecosofia) è un movimento filosofico e di pensiero, una visione del mondo che richiede un profondo rispetto per tutti gli esseri senzienti (e quindi anche gli ecosistemi) e per tutte le relazioni che li collegano fra loro e al mondo cosiddetto “inanimato”. Non assegna alla nostra specie un valore distaccato e particolare, ma la considera completamente parte della Natura. Vede la Terra come l’Organismo cui apparteniamo. Il fondatore del movimento in Occidente è stato il filosofo norvegese Arne Naess, che usò il termine per la prima volta in un articolo del 1972 (The shallow and the deep).

Sono caratteristiche dell’Ecologia Profonda:

- Una visione sistemica del mondo, il riconoscimento della sacralità della Terra e della Vita e del diritto ad una vita degna per ogni essere senziente;

- La necessità di non spezzettare l’universale, di considerare l’aspetto sistemico globale e di evitare di cadere nei dualismi tipo mente-materia, Dio-il mondo, uomo natura e simili; Bisogna adottare una visione olistica, ossia che l’intero è più della somma delle sue singole parti.

- Vede l’ecologia come il sentimento profondo che ci dice che tutto è collegato, che non possiamo danneggiare una parte senza danneggiare il tutto, che facciamo parte di un unico Organismo (l’Ecosistema, o la Terra) insieme a tutti gli altri esseri viventi: il primo valore è il benessere dell’Ecosistema, da cui consegue anche quello dei componenti, e quindi il nostro.
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L'olismo (dal greco όλος, cioè "la totalità") è una posizione filosofica basata sull'idea che le proprietà di un sistema non possano essere spiegate esclusivamente tramite le sue componenti. Relativamente a ciò che può essere chiamato "olistico", per definizione, la sommatoria funzionale delle parti è sempre maggiore/differente della somma delle prestazioni delle parti prese singolarmente. Un tipico esempio di struttura olistica è l'organismo biologico, perché un essere vivente, in quanto tale, va considerato sempre come un'unità-totalità non esprimibile con l'insieme delle parti che lo costituiscono. 
Questo concetto filosofico elaborato da Arne Naess nel 1973, noto sostenitore della nonviolenza, del pluralismo e dell'ecologia; ha trascorso buona parte della sua vita nella baita Tvergastein, sulla cima del monte Hallingskarvet, in Norvegia. È stato anche un alpinista di fama, guidando la prima ascensione al Tirich Mir (7708 m), nella catena dell’Hindu Kush. In un articolo diventato famoso, ha teorizzato l'importante distinzione tra ecologia superficiale e profonda. Ha ricevuto vari premi internazionali tra cui il Premio Sonning per il contributo alla cultura europea e il premio Gandhi per la non violenza nel 1994. È stato il primo ad utilizzare il termine ecosofia, il cui concetto è stato ampiamente sviluppato da filosofi come Raimon Panikkar e Félix Guattari. La sua idea si colloca in una posizione mediana tra l’antropocentrismo e il biocentrismo. Infatti, l’antroponcentrismo vede l’uomo come arbitro di ciò che è buono e di ciò che è, al contrario, cattivo. Non importa se al mondo c’è qualcuno o qualche cosa che può avere degli interessi, possa prosperare o deperire. E’ l’uomo che decide sempre come deve comportarsi e, quando sente la necessità di cambiare il suo atteggiamento nei confronti della natura, lo fa a meri fini utilitaristici. 

 «Life is fundamentally one. The deep ecology movement is the ecology movement which questions deeper. The adjective 'deep' stresses that we ask why and how, where others do not.»  
(Arne Naess, who coined the phrase 'deep ecology' in 1972)

Il biocentrismo, al contrario, ritiene che la natura sia dotata di un “valore intrinseco” indipendente dall’uomo; quindi, considera l’antropocentrismo totalmente inadeguato, interrogandosi sulla sua liceità etica e si chide se, ad esempio, sia sufficiente una “saggia amministrazione” per risolvere i problemi ambientali od occorre fare qualche cosa di più? 
La volgarità della concezione antropocentrica dell’ambiente è di totale evidenza, poiché le fanno difetto caratteristiche come rispetto, responsabilità, diritti, conservazione, sostenibilità. Sono questi piccolissimi spunti di filosofia ambientale, cioè di quella disciplina del pensiero (affatto nuova se si pensa che Cartesio agli inizi del ‘600 pensava che gli animali fossero semplici oggetti sui quali era possible effettuare ogni esperimento) che si interessa di come l’uomo si rapporta con l’ambiente che lo circonda. Piccolossimi spunti che devono indurre una non più rinviabile riflessione su quali siano il nostro posto e il nostro ruolo nella natura. Per fare questo è necessario fare propri: i principi tecnici della scienza e dell’ecologia; la categoria comportamentale dell’etica e lo strumento programmatico della politica.  

Quale di questi dati è stato recepito (ad esempio) dalle emergenze dei rifiuti nel sud del Paese o nel “Codice ambientale” (Dlgs 152/2006)?  

Nessuno, si registra solo una paralisi ed una incertezza totali (per le emergenze si aggiungono non più quantificabili risorse economiche). Regole legali e principi filosofici non servono più o meglio servirebbero se qualcuno se ne ricordasse, e poi con altrettanta magia, riuscisse anche ad applicarle, invece di fomentare un clima di ignoranza globale, distorcendo l'oppinione pubblica, convogliando l'attenzione altrove; tutto sempre in adorazione del dio della società civile: il soldo, il cui unico comandamento e speculare innanzitutto! 






Già nei secoli a dietro l’uomo ha cercato di creare una classificazione tassonomica delle specie esistenti al mondo. Linneo, medico e naturalista svedese, provò già nel XVIII secolo a sviluppare una precisa tassonomia della vita sulla terra elaborando la nomenclatura binomiale, e certo non è stato l’unico nel corso del tempo. La scienza moderna sa ancora poco di una materia così importante quale la diversità biologica. Ad una domanda apparentemente semplice quale ''quante specie ci sono sulla terra?'', fino a poco tempo fa non sapevamo dare una risposta.

Addirittura non è nemmeno noto con esattezza il numero di specie conosciute, cioè quelle a cui è stato assegnato un nome e che sono state catalogate e registrate, poiché non esiste una lista standardizzata e riconosciuta a livello mondiale. Secondo le stime più accurate sarebbe esistiti circa 1,8 milioni di specie vienti. Tra queste, 370.000 sono piante, 4.500 mammiferi, 8.700 uccelli, 6.300 rettili, 3.000 anfibi, 23.000 pesci, 900.000 insetti e 500.000 appartengono ad altri gruppi tassonomici. Da questi numeri emerge chiaramente che nello studio delle specie una differente attenzione è stata dedicata ai differenti gruppi. In particolare, uccelli e mammiferi risultano conosciuti meglio di rettili, pesci e anfibi. Scarsissime sono invece le conoscenze su insetti, crostacei e aracnidi. Di batteri, poi, ne sono stati catalogati appena 4.000: essi restano materia sconosciuta principalmente a causa della stupefacente mancanza di ricerca rivolta a conoscere la loro diversità.







 I metodi adottati finora si sono basati su proiezioni nel futuro dei tassi di scoperta di nuove specie che si sono verificati nel passato; oppure su deduzioni logico-matematiche relative al numero di insetti presenti nella chioma degli alberi tropicali; o ancora sulla determinazione diretta della proporzione di specie non ancora scoperte all'interno di campioni di insetti prelevati in diverse regioni di foreste tropicali; o, infine, sull'esame delle relazioni esistenti tra il numero di specie di animali terrestri e le loro dimensioni corporee (taglia). I differenti approcci hanno portato a stime molto diverse del numero totale di specie esistenti sulla Terra: da 3 milioni a 30 milioni, fino a 100 milioni!
Il numero che si è arrivati a ipotizzare solo recentemente, è invece di 8,7 milioni di specie viventi: tra animali terrestri e marini, funghi e muffe, piante, organismi monocellulari, alghe. È il risultato a cui sono giunti cinque scienziati della Dalhousie University di Halifax, in Canada. Lo studio è stato pubblicato su Plos Biology  e guidato da Camilo Mora dell’Università delle Hawaii e Boris Worm della Dalhousie University di Halifax: è una esplicita accusa sulla nostra totale ignoranza in merito. I ricercatori hanno trovato un modo per stabilire il numero di specie esistenti. Sarebbe possibile individuare questo  numero partendo dai gruppi più elevati del sistema di classificazione tassonomica che divide gli organismi viventi in modo gerarchico secondo una piramide individuando specie, genere, famiglie, ordine, classe, tipo, regno e dominio. Questo modello è stato utilizzato prima con i gruppi di specie già studiati in modo specifico ed esaustivo quali mammiferi, pesci ed uccelli. 



L'86 per cento di tutte le specie viventi terrestri, il 91 per cento di quelle acquatiche, ci sono ancora sconosciute: attendono di essere scoperte, descritte e catalogate.  Da 1,2 milioni di specie effettivamente note, sono arrivati al totale di 8,7. Il loro metodo riscuote consensi da tutta la comunità accademica. Sul Washington Post una collega tedesca, la scienziata Angelika Brandt del museo zoologico di Amburgo, dichiara che la conclusione della équipe canadese è "molto significativa", e "coincide perfettamente con le scoperte empiriche fatte esplorando le profondità sottomarine, negli oceani dell'emisfero Sud". Il progetto sopracitato, è stato curato dal Census of Marnine Life ed ha avuto luogo nel corso di dieci anni; il gruppo di ricercatori, appartenenti ad ottanta nazioni diverse, si era proposto di classificare e quantificare le diverse forme di vita marine. Il 25% delle specie esistenti vivono appunto negli oceani e sono circa 2,2 milioni.



http://www.tellapallet.com/TreeOfLife.jpg
Esisterebbero, applicando il modello sopra-evidenziato  ai cinque regni degli organismi eucarioti, 7.770 mila specie di animali, 298.000 specie di piante, 611.000 specie di funghi, 36.400 specie di protozoi e 27.500 specie di Chromista. Nonostante diverse di queste specie siano state studiate molte altre rimangono ancora sconosciute, l’86% delle specie viventi approssimativamente. Esempio lampante sono le specie marine, sono state stimate in numero di 2,2 milioni ma la nostra conoscenza è pari all’11% di queste, circa 250.000 sono le specie conosciute. Quante specie popolano il nostro pianeta?  E soprattutto perché questo interrogativo risulta così fondamentale? Worm, curatore dello studio, commenta così: “Conoscere il numero delle specie che vivono sulla Terra è oggi più importante che mai, dal momento che numerose attività umane stanno accelerando notevolmente i tempi di estinzione e noi potremmo trovarci a perdere numerose specie prima ancora di sapere della loro esistenza e del loro potenziale contributo al miglioramento e al benessere umano”.

Robert May, scienziato di Oxford, sulla stessa rivista PLoS Biology spiega che il conteggio esatto delle specie non è una curiosità o una sorta di "hobby per collezionisti". La conoscenza delle specie ha avuto un ruolo fondamentale in agricoltura, come base per l'ibridazione e la creazione di specie più resistenti (per esempio un riso con raccolti superiori del 30%).

La tassonomia (dal greco ταξις, taxis, "ordinamento", e νομος, nomos, "norma" o "regola") è, nel suo significato più generale, la disciplina della classificazione. Abitualmente, si impiega il termine per designare la tassonomia biologica, ossia i criteri con cui si ordinano gli organismi in un sistema di classificazione composto da una gerarchia di taxa annidati.

http://www.eol.org/
Il calcolo degli 8,7 milioni non soddisfa solo una curiosità intellettuale. "Conoscere il numero delle specie viventi - scrive May - è importante per preservare la ricchezza biologica che abbiamo ereditato". Lo scienziato inglese osserva che "è una prova clamorosa del nostro narcisismo, il fatto che conosciamo il numero esatto dei libri (22.194.656) custoditi nella U. S. Library of Congress al primo febbraio di quest'anno, e finora non sapevamo con quante specie animali e vegetali coabitiamo sullo stesso pianeta". La colpa, almeno in parte, è delle "mode" e priorità che pilotano la ricerca scientifica. Da molti anni è la ricerca genetica [OGM?! n.d.t.] ad avere dirottato su di sé la massima quota dei finanziamenti, e di conseguenza anche il maggior numero di talenti. Gli scienziati specializzati nella tassonomia, che è appunto la classificazione degli organismi biologici, sono andati diminuendo perfino nelle più ricche istituzioni federali degli Stati Uniti come lo Smithsonian.


http://www.repubblica.it/ambiente/2011/08/25/news/nuova_arca-20839855/

http://olmo.elet.polimi.it/ecologia/dispensa/node65.html

http://www.scienze-naturali.it/ambiente-natura/ecologia-animale/quante-specie-esistono-al-mondo






Salviamo le balene.” “Salviamo il panda.” Ti è certo capitato di sentire frasi come queste, o di vedere queste scritte stampate su manifesti, magliette, libri. Che cosa succede a questi animali? Perché occuparci di esseri che vivono in ambienti tanto lontani da noi? E sono in pericolo anche animali che invece vivono accanto a noi? 
Almeno 33.000 specie di piante e 5.400 specie di animali sono a rischio di estinzione, rischiano cioè di sparire per sempre dalla faccia della Terra. Queste specie sono elencate nella Lista Rossa dall’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN), un’organizzazione internazionale che raccoglie informazioni sulle piante e gli animali del mondo. Le specie a rischio sono organizzate in categorie, le più importanti sono le seguenti:
•Vulnerabile: una specie ritenuta a rischio di estinzione allo stato selvatico.
•A rischio: una specie ritenuta ad alto rischio di estinzione allo stato selvatico.
•A un punto critico di rischio: una specie ritenuta ad altissimo rischio di estinzione allo stato selvatico.
•Estinta allo stato selvatico: una specie che sopravvive soltanto in cattività o all’interno di zone protette.
•Estinta: gli esperti sono ragionevolmente sicuri che gli ultimi esemplari (selvatici o in cattività) siano tutti scomparsi.
Soltanto per i mammiferi si ritiene che siano a rischio un migliaio delle circa 4.600 specie esistenti. Animali come le tigri, i rinoceronti neri, le foche monache e i cammelli sono tutti sulla lista delle specie in pericolo. 
 


Negli ultimi 30 anni il numero dei rinoceronti neri è diminuito del 95% e quello delle tigri che vivono libere in natura si è ridotto a circa 5.000 esemplari e del panda solo 1600. Considerando i soli vertebrati è minacciato circa il 23% (1.130 specie) dei mammiferi e il 12% (1.194 specie) degli uccelli, secondo l'IUCN (The World Conservation Union).

Gli animali a rischio di estinzione nel 2016




Perchè le specie stanno estinguendosi?

La biodiversità globale è in diminuzione più velocemente del tasso naturale di estinzione a causa di molti problemi e cambiamenti, in particolare depauperamento e distruzioni, nonchè sbilanciamento di interi ecosistemi e compromissione della biosfera da parte dell'azione erosiva dell'uomo quindi: sfruttamento sistematico delle terre (monoculture e prodotti chimici tossici), inquinamento degli oceani (usati come siti di stoccaggio per scorie nucleari o residuati bellici inesplosi) e nano-micro polveri metalliche solo per citarne alcune. La perdita di specie animali è inoltre causata dalla crescita continua della popolazione umana e di insostenibili stili di vita, dalla crescita dell'estensione delle aree urbane, dall'aumento della produzione di rifiuti e sostanze chimiche tossiche e dai conflitti.Non ci sarebbe possibile scrivere su ognuna delle centinaia di singole specie animali che sono minacciate nel mondo. Ci concentriamo su quelle che nel WWF definiamo "Specie bandiera": si tratta di specie molto note in grado di appassionare e diventare così  "ambasciatrici" di tutte le altre specie in pericolo, anche di quelle che solo pochi esperti conoscono.

http://it.wikipedia.org/wiki/Specie_a_rischio
Tra queste il panda gigante, la tigre, il gorilla, l'orso polare, l'elefante, il rinoceronte, animali simbolo delle specie in estinzione. La maggior parte delle specie, infatti, non si salverà con programmi specifici a esse dedicati (sono solo poche fortunate ad averceli!) ma con programmi di conservazioni di intere aree, di grandi aree: ad esempio, tutelando le aree dove la tigre vive ancora si salvano centinaia di altre specie animali e vegetali che vivono nella stessa area.

La vita sulla Terra ha avuto origine circa quattro miliardi di anni fa con i minuscoli organismi monocellulari da cui è poi sbocciata un'immensa complessità di specie viventi, di cui purtroppo oggigiorno non è rimasta che una minima parte. Innumerevoli specie sono apparse per poi scomparire attraverso cinque momenti di estinzione di massa (l'ultimo 65 milioni di anni fa) che il pianeta nel corso della sua vita ha dovuto affrontare, durante i quali è scomparso ben il 95% delle specie conosciute. Ma se è vero com'è vero che molte specie animali si sono estinte per cause naturali è anche vero che del futuro di molte di quelle ancora esistenti l'uomo ha una grandissima responsabilità. 

La distruzione degli habitat, il commercio illegale, il bracconaggio crescente, gli effetti dei cambiamenti climatici dovuti all'inquinamento e quelli dovuti a uno sviluppo economico insostenibile mettono sempre più in pericolo gli abitanti non umani del pianeta, che come noi avrebbero egual diritto alla vita. Una biodiversità dunque sempre più in pericolo, minacciata dall'azione poco rispettosa dell'uomo che, guidata da un progresso tecnologico senza controllo sta causando anzitempo quello che gli scienziati hanno definito il sesto evento di distruzione di massa che secondo le stime porterà alla scomparsa entro i prossimi cento anni di un quarto delle specie viventi.

E infatti già ora una percentuale preoccupante dei mammiferi più caratteristici del pianeta è in via di estinzione. Secondo il giudizio di insigni scienziati sono a rischio un terzo degli anfibi, un mammifero su quattro, e una specie di uccelli su otto, a causa soprattutto dei cambiamenti climatici e della distruzione degli habitat da parte dell'uomo. Ecco perché diventano importantissime leggi tese alla salvaguardia di tutte le specie animali in pericolo anche in quelle remote aree del mondo in cui per esempio per cultura o per tradizione, o semplicemente per mere ragioni economiche e commerciali, le popolazioni locali continuano a decimare le specie a rischio estinzione



«When we speak of Nature it is wrong to forget that we are ourselves a part of Nature. We ought to view ourselves with the same curiosity and openness with which we study a tree, the sky or a thought, because we too are linked to the entire universe.» Henri Matisse

giovedì 8 marzo 2012

Un Argomento Stimolante







son affusolato, anonimo, e maleodorante
mabbranchio alla suola, manko fossi un collante;
son concime, metano e pure satira,
senti la genti poi come ne blatera:

per molti un cumulo insormontabile,
per altri un sollievo ineffabile,
per troppi, un male incurabile.

per i coloriti estimatori è un motto giuoviale,
per i perbenisti indignati è tvoppo volgare,
per l'inguaiato di turno, proprio un intercalare; 
per l'umanità soggiogata, il quotidiano pane. 
Per il moralista infine è lordura immonda,
ma è anche merito d'essa, se la terra è naturalmente feconda.

la fà il politico, a sua immagine e somiglianza, il cittadino, che ebbro si beve la sua parlanza, il ribelle, serve la causa con abnegazione e costanza, forse nun cel sà, ma è la nostra unica speranza, il folle, s'adatta sempre all'occorrenza, il magistrato, prosegue ligio di incuranza, nella sua cieca ottemperanza, il giullare, quanto si spanza! cè poi il medico, quello egoista, ne prescrive sempre in compiacente abbondanza, lo chef, guarda pasolini, ne ha fatto addirittura una pietanza, il valsusano, ignobilmente avvelenato a oltranza, l'immigrato, ti stupiresti della nostra, quanto n'abbia a somiglianza! il viaggiatore, vita frugale, raccimola una modesto capitale: agogna l'errabonda distanza, la prossima vacanza, lo spocchioso, annega nella sua boriosa parnanza, pavoneggiandola a grottesca usanza, il guerriero, con intrepida baldanza, implacabile affronta l'orda famelica che avanza, il musicista, ci mette cuore, grinta e costanza, ma le major non ne hanno mai abbastanza, l'illuminato, che fotte la maggioranza, il costipato, ennamadonna ke mal de panza!
il cospirazionista, che s'adentra nei meandri dell'intricata esistenza, l'imprenditore, vorace fagocita la concorrenza,
l'animalista, strenuamente difende i diritti, di chi ne fa tanta, ma non è reputata di sittanta pregiata provenienza,il popolo italiano, che più passa il tempo e più ne ha veramente a sufficienza! il papa, la devolve tutta in benficienza, il fattone, sempre occhio alla provenienza, il programmatore, a tappar falle è una vera eminenza, l'emarginato affoga nell'indifferenza, l'indigente, lui, rovista nella sofferenza; il beone, che proprio non riesce a star senza! il sognatore, l'intangibile presenza, vola alto, solcando nuvole pregne di conoscenza, il palestrato, magna, pompa e ne fa in eccedenza, pensa allora che capienza, il cassintegrato, incarna lo spirito d'inossidabile resistenza, nella quotidiana lotta alla sopravvivenza, il tatuato, e la sua brama di libertina indipendenza; l'arrampicatore, scala le vette con mirabile prestanza, ma sempre occhio alla friabile consistenza, l'artista, evade dalla reale fossilizzazione, donando gioia e fratellanza, più di tutto informazione libera d'ogni lenza, della sua valenza ne percepisce a pieno l'essenza, ce anche l'insegnante, che affoga nella sua stessa ignoranza e il trendy, suo unico comandamento, la fatiscienza, cio che conta è solo salvare l'apparenza; quasi dimenticavo l'imbucato, non a caso, un nome tanto azzeccato!

non è proprio mimosa, quest'abnorme sostanza, ma sentissi che fragranza!

azoto, nitriti e falde acquifere, cocktail letale per irrorazioni pestifere; essa invece nè chimica, ne tossica, niente ha di cancerogeno, non è un gas nervino, nè un agente patogeno, non genera alimenti mutanti, e mica sono i soliti, sintetici fertilizzanti!
e pensare ke invece del masochistico inquinare, del biogas a costo 0 ci si potrebbe fare! invece impera l'onnipresente logica del profitto: suvvia sior e siori, dopotutto è soltanto vitto; a ragion veduta siamo, ciò di cui ci nutriamo: alimento artificiale, elisir di vita letame. Pare superfluo ma si rivela determinante, nell'umana escalation a cloaca ambulante; 

per il latifondista sono sperperi ingenti,
per la multinazionale del farmaco, dinari sonanti,
tra noi morti viventi miete impunita vittime innocenti;
il lobbista, chiamalo anke arrivista, ancora una volta, è il solo protagonista.

dalla mondanità sittanto catturati, da non accorgerci di esserne totalmente invischiati; in principio solo un intuizione, poi una pallida supposizione, e via via verso l'amara concretizzazione:
 in un mondo ignobilmente contaminato, non sono nato, orsù, mi ci hanno strenuamente defecato!

guarda in alto, ma anke in basso, o rischi di pestarla col solo passo, ti giri e ti rigiri sempre di mezzo sta, è un invasione ma, anche lei il diritta alla vita celha; ora le sue doti non sto troppo a decantare, infondo, è di un pezzo di merda di cui stiamo a confabulare, sembrerebbe onnipresente forse anche ammorbante, ma l'apparenza è sempre fuorviante; il superfluo si rivela piuttosto un:






"Quando la merda varrà oro, il culo dei poveri non apparterrà più a loro."

Henry Miller



lunedì 14 novembre 2011

La Gelida Morsa del Marasma



Vagando per le arterie pulsanti, inali le esalazioni fetenti, avverti le raffiche assordanti; senti il peso dell'inciviltà opprimente, del grigiume dilagante, nelle menti asservite dei benpensanti: orde fameliche d'utilitaristica depravazione, riflusso d'un habitat esasperato, da genie parassitarie incautamente prosciugato. Agghindati di spavaldo sfarzo, banchettano delle ceneri d'un mondo ormai Riarso.

Districandoti nel labirinto urbano, avverti l'aridità degli edifici, espressione calzante della lottizzazione aberrante: artifizi di cemento sterile, austeri conventi di ipocrisia, trionfali santuari inneggianti all'umana ingordigia, monumentali alveari di perbenistica oppressione; grotteschi testimoni di barbara usurpazione: cadenti, angusti, spogli; morti. L'Espletazione della quotidiana Putrificazione. 

Passo dopo passo percepisci il marciume, che, dalle fondamenta, si insinua fin dentro l'anima sgomenta: estirpando le ali della creatività, stroncando gli zoccoli della galoppante felicità. Flebili stralci di fantasia, agonizzanti, vengon ora trascinati via; non resta che 
il Fetido Lezzo del Miasma,

La Gelida Morsa del Marasma